“LA SAPIENZA” DI EUGÈNE GREEN – CONFERENZA STAMPA

Una conferenza stampa è strumento utile per fugare i dubbi riguardo ad un film. La Sapienza è indubbiamente una di quelle opere su cui si dovrebbe discutere parecchio, a livello linguistico, narrativo e soprattutto recitativo. Ogni inquadratura è una stanza (è un caso che il filo conduttore sia l’architettura?) e gli attori non interagiscono tra di loro, ma parlano con se stessi. Ogni battuta è ben scandita e assomiglia più a una dichiarazione che ad un elemento di dialogo. Green è un cineasta d’altri tempi, somiglianza vagamente ad Einstein e ha un sorriso che mette a proprio agio. “Borromini è una mia passione, ma non volevo fare un film in costume sull’architetto e neanche del teatro” – esordisce il cineasta – “volevo prendere questo spunto per poi raccontare la storia di una coppia in crisi e l’incontro con due giovani che faranno loro vedere le cose da una diversa prospettiva”.

La parole passa alla protagonista Christelle Prot Landman – attrice francese che già collaborò con Green nel 2001 con Toutes les nuits – la quale racconta che è sempre un’esperienza nuova e stimolante lavorare con questo regista. Contenere le emozioni, non lasciar trasparire sentimenti: questo è uno dei tratti caratteristici dello stile della recitazione degli attori nei film di Green, e La Sapienza ne è forse il manifesto. Sguardi fissi, volti gelidi. Gli attori devono trasmettere, come spiega il regista, un distacco straniato. Anche i giovani attori Ludovico Succio e Arianna Nastro condividono questa impostazione antinaturalistica. Ciò non significa – conclude Green – che gli attori non debbano recitare con grandissima intensità e professionalità: “Cerco di vederla già in sede di audizioni”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *