Cinque cortometraggi di Josephine Decker

 

Dagli States, echi di favole gotiche

Un dolce terremoto è l’omaggio dedicato alla giovane filmmaker americana Josephine Decker. Gone Wild, Madonna Mia violenta, Thou Wast Mild and Lovely, Balkan Camp e Butter on the Latch sono i cinque lavori presentati al Torino Film Festival. Tra accenti mumblecore e realismo magico, le opere della regista statunitense devono molto ai film di Joe Swanberg (regista del celebre Uncle Kent), che la Decker stessa definisce suo mentore, e all’ossessiva simbiosi panica che è alla base dei romanzi di John Steinbeck.Gone Wild è un inno alla femminilità. Realizzato per la band americana delle Hips, il cortometraggio si apre in una tipica cucina americana. La protagonista è una casalinga che, tra la noia e il dovere, si libera di tutte le costrizioni sociali che la invischiano in un mondo claustrofobico e degradante. Impiccati i propri demoni, la donna riscopre un potere che non sapeva di possedere e in un delirio mistico diventa una baccante per riunirsi in una danza cosmica con entità angeliche.

La voracità del sesso declinata nei suoi aspetti più bestiali e paranoici è, invece, il tema di Madonna mia violenta. Due amanti, personaggi che sembrano usciti da un romanzo di de Sade, si sfiorano fino a consumarsi e, annullandosi nel piacere, compongono una cartografia erotica.

Thou Wast Mild and Lovely, presentato all’ultima Berlinale, è una favola dark dalle sfumature horror e vicina all’onirismo lynchiano. La trama è semplice: in una fattoria del Kentucky giunge Akin che, dimenticati moglie e figlio, è accolto da Jeremiah e Sarah. Se il primo è un uomo burbero e violento, Sarah è una ragazza voluttuosa e perversa. Tra i tre s’instaura uno strano rapporto che provoca una carneficina.

Più intimo e complesso è invece Butter on the Latch. Pare un sonetto senza tempo, un thriller che sfida la percezione. Sarah e Isolde sono amiche. Un giorno Sarah decide di visitare Isolde nella foresta di Mendocino, in California, dove si tiene un festival di musica balcanica. Il rapporto tra le ragazze vacilla quando un uomo entra nelle loro vite. Ha inizio un viaggio visionario nella psiche delle due giovani. E’ un film che, come i precedenti, risulta affascinante nonostante il budget iniziale sia inferiore a 10.000 dollari.

Infine, Balkan Camp è un progetto parallelo a Butter on the Latch. Si tratta di un cortometraggio documentario sul festival di musica balcanica tenuto nella foresta di Mendocino. Al tono cupo di Butter on the Latch si contrappongono l’ilarità e la freschezza di un’opera che celebra la comunità balcanica.

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