“Jaws” (“Lo squalo”) di Steven Spielberg

Una Paura che non svanisce mai

Sono passati ormai 39 anni da quando, in quel lontano 1975, Steven Spielberg realizzò uno di quei film che ha fatto epoca non solo per il successo di critica e di pubblico, ma si è imposto come evento culturale a livello di immaginario collettivo. Da quella lontana estate tutti coloro che hanno visto questo film non riescono a guardare il mare con occhi sereni. Tanto si è scritto, ma il fascino che suscita sul pubblica resta sempre immutato.Il meccanismo della suspence è perfetto, quasi ogni sequenza è diventata un cult ed è stata citata o parodiata. Dalla scena iniziale (il primo attacco dello squalo ad una giovane hippy, “colpevole” di un frivolo bagno notturno) ai movimenti di macchina e alle soggettive acquatiche della “bestia”, ogni elemento di questo film è entrato negli occhi dello spettatore.

Spielberg aveva 27 anni quando realizzò Jaws e, dopo il sottovalutato Sugarland Express, con Duel si è confermato regista di suspence. In seguito sarebbe poi passato da un genere cinematografico all’altro.

Nonostante sia specchio dell’America degli Anni ’70, quella dello scandalo Watergate, delle proteste studentesche e degli strascichi tragici del Vietnam, Jaws è un film ancora attuale perché comunica un senso di minaccia, una paura che ci opprime e non ci fa dormire sonni tranquilli. In quegli anni c’era l’insicurezza di un mondo che stava cambiando e che sembrava esplodere, oggi c’è la paura di un mondo che sembra implodere. Lo squalo non è solo una minaccia “animale”, ma è una minaccia atavica, la “paura del buio” che segue l’uomo fin dalla notte dei tempi.

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