PREMIO MARIA ADRIANA PROLO 2014 A BRUNO BOZZETTO

La profondità nell’essenzialità

Vedere in una stessa sede Bruno Bozzetto e Piero Angela è un’emozione riservata a pochi. La sera del 27 novembre questo privilegio è stato concesso solo ai fortunati che sono riusciti a mettersi in coda in tempo, data la moltitudine di persone accorse in occasione dell’evento e la ristrettezza della sala Massimo 2.

L’occasione, la consegna del premio alla carriera Maria Adriana Prolo 2014 all’animatore milanese, ha consentito, nel giro di quasi due ore, non solo di incontrare questo meraviglioso artista, ma ha anche di godere della versione restaurata di Allegro non troppo e di quattro suoi corti: Una vita in scatola, MisterTao, Europa e Italia e Rapsodeus.
Prima della proiezione varie persone sono intervenute per elogiare Bozzetto e la sua opera; Vittorio Sclaverani (presidente dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema) ha ricordato Maria Adriana Prolo, fondatrice del Museo Nazionale del Cinema; Caterina Taricano (direttrice responsabile del Notiziario Mondo Niovo 18/24 ft/s) ha illustrato il numero monografico della rivista dedicato al premiato.

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Bruno Bozzetto, Vittorio Sclaverani e Caterina Taricano

Piero Angela ha raccontato l’inizio dell’amicizia con Bozzetto, quando il celebre conduttore di Quark chiese all’artista di trasformare in immagini un suo articolo scientifico. La collaborazione tra i due è stata lunga e ha prodotto ben quarantacinque film di animazione, undici puntate di Quark Europa, quattordici di Quark Economia e moltissime “pillole” da trenta secondi.

Lo studioso di cinema d’animazione Alfio Bastiancich ha ripercorso la carriera di Bozzetto. Ha ricordato i suoi modelli di riferimento (McLaren in primis), l’apertura della Bozzetto film che lanciò cortometraggi quali Self-Service e Una vita in scatola, dove con pochi segni di matita la realtà viene rappresentata con sguardo laico e illuminista, fino ad arrivare all’utilizzo del 3D e all’ingresso dei figli nell’attività del padre.

Infine Bozzetto ha ringraziato alcuni suoi colleghi come Luzzati, De Masse e Gavioli che hanno lavorato nell’animazione sulla sua stessa lunghezza d’onda.

Finita la chiavcchierata, si sono spente le luci ed è iniziata la magia.
Prima i cortometraggi: Una vita in scatola (1967) dove l’omino comune si destreggia per tutta l’esistenza nel passare da una “scatola” ad un’altra (la casa dei dell’infanzia, la scuola, l’università, la chiesa, la casa con la moglie, l’ufficio, l’automobile) sognando, ogni tanto, utopistici paesaggi a colori, per finire nella “scatola” definitiva, la bara.

MisterTao (1988) è un cortometraggio di pochissimi minuti nel quale un uomo sale verso la cima di una montagna, continua ad ascendere anche dopo aver raggiunto la vetta e persino dopo aver incontrato un ipotetico Dio, senza mai fermarsi. Durante la conferenza stampa del giorno seguente Bozzetto ha detto che l’idea nacque dalle frequenti passeggiate in montagna col padre e simbolicamente rappresenta la vita che è un continuo camminare.

In Europa e Italia (1999) tramite due forme geometriche, un cerchio e un quadrato, Bozzetto mostra ironicamente i tipici stereotipi degli italiani in confronto agli europei. Nella Conferenza stampa ha sottolineato che questo cortometraggio non è stato creato per criticare gli italiani, ma per ridere di alcuni difetti che poi sono simili in ogni Paese del mondo.

In Rapsodeus (2013), il recentissimo film di animazione in 3D, uomini stilizzati ripercorrono le varie epoche della storia umana inseguendo una piccola luce verde. Per possedere questa luce si consumano guerre e stragi fino a che un soldato qualunque riesce a catturarla e questa espande il suo colore trasformandosi in un prato.

A seguire la proiezione di Allegro non troppo (1976), forse il lungometraggio più famoso del maestro, il quale prende benevolmente in giro Fantasia di Disney (che comunque per Bozzetto rimane un modello di riferimento imprescindibile).
La cornice del film è il Teatro Donizetti di Bergamo dove in bianco e nero un presentatore (Maurizio Micheli) cerca di organizzare un’orchestra di vecchiette guidate da un burbero direttore e, mentre queste suonano celebri opere di musica classica, un disegnatore (Maurizio Nichetti) deve illustrare la musica con immagini in movimento.
Preludio al pomeriggio di un fauno di Claude Debussy,  Danza slava Op. 46 n° 7 di Antonín Dvořák, Bolero di Maurice Ravel,  Valzer triste di Jean Sibelius, Concerto in do maggiore RV 559 di Antonio Vivaldi, L’uccello di fuoco di Igor Stravinskij sono i sei brani che fanno da base ad altrettanti piccoli capolavori di animazione dove il filo conduttore rimane però la critica nei confronti della società dei consumi. Persino il serpente, simbolo del peccato originale, si trasforma in vittima di questa voragine di oggetti e rumori, e finisce col preferire una vita tranquilla istigando Eva a mangiare la mela.

Come Bozzetto stesso spiega in Conferenza stampa, l’essenzialità del tratto, la mancanza di dialogo e la brevità del cortometraggio gli hanno consentito di dare il massimo del contenuto con il minimo del disegno.

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