“Comoara” (“Treasure”) di Corneliu Porumboiu

Comoara (“tesoro” in rumeno) è il fulcro di questa vicenda quasi fiabesca. Siamo in Romania, un padre racconta la favola di Robin Hood al suo bambino, ma viene interrotto dal vicino che gli chiede in prestito del denaro, è pieno di debiti e stanno per espropriargli la casa. Entrambi però sono nelle stesse condizioni, anche il padre riesce a malapena ad arrivare a fine mese.

La storia di Robin Hood prosegue, ma viene nuovamente interrotta dal vicino, il quale propone qualcosa di interessante: il bisnonno, prima dell’arrivo dei comunisti, aveva sepolto un tesoro nel giardino della casa di campagna. E’ un’occasione da prendere al volo. Il padre pensa che ci sia una somiglianza con la storia di Robin Hood perché Robin rubava ai ricchi per dare ai poveri, mentre lui non ruba niente a nessuno in quanto in cambio dei soldi che spenderà per affittare il metal detector, riceverà metà del bottino.

Si dà così il via ad una caccia al tesoro insieme ad uno strano personaggio, proprietario del metal detector, un tipo burbero e senza peli sulla lingua, con il quale il vicino si trova spesso a litigare.
Dopo aver superato diverse difficoltà, nel mezzo della notte, dopo aver setacciato tutto il terreno e aver scavato una buca di almeno due metri, finalmente i due trovano  uno scrigno. Ma quello che trovano è lontano dall’essere oro e gemme preziose, sono azioni della Mercedes del 1969.
Potrebbe sembrare che i due uomini abbiano fallito nel loro intento, ma in realtà da quelle azioni riusciranno a ricavare parecchio denaro. Solo il bambino è rimasto deluso, credeva di trovare nello scrigno un vero tesoro come quelli che vengono raccontati nelle fiabe, con oro , diamanti e pietre preziose.

Nell’epilogo ci troviamo a sorridere quando troviamo il padre in gioielleria intento a spendere una bella somma solo per poter riempire lo scrigno che aveva trovato e avverare il sogno del suo bambino.

Un film, quello di Porumboiu, dai colori tenui, dall’atmosfera fredda e povera di un Paese in piena crisi, ma dove filtra una luce di speranza. E’ un film fatto di attese, di dialoghi radi e scarni ma talvolta ironici, una fiaba moderna a tutti gli effetti.

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