“Moonwalkers” di Antoine Bardou-Jaquet

“Un piccolo passo per l’uomo…”

Moonwalkers è il primo lungometraggio di Antoine Bardou-Jaquet. Si tratta di un’action-comedy incalzante e con una trama molto originale. Un susseguirsi di azioni e colpi di scena mai banali fanno procedere la narrazione in modo fluido. In concorso nella sezione After-Hours. Le risate sono assicurate.

Teoria del complotto: l’Apollo 11 è in orbita. L’allunaggio è prossimo. La CIA non permette fallimenti. Questa operazione “s’ha da fare” in qualunque modo. I sovietici, gli occhi del mondo e l’America sono con il naso all’insù. Viene dunque escogitato un piano B. L’operazione viene affidata ad un agente “testa rasata” (interpretato da Ron Perlman) che sta facendo ancora i conti con il suo cruento passato in Vietnam. Deve reclutare Stanley Kubrick in persona per un film Top Secret che riproduca il buon esito dell’allunaggio in caso qualcosa vada storto. Veniamo cosi catapultati nella Londra swinging e psichedelica di fine anni Sessanta dove avviene l’impensabile. John (Rupert Grint), squattrinato agente di band mediocri, si trova nel posto giusto al momento giusto o forse no. Viene scambiato per l’agente di Kubrick. Alla vista di quella valigetta piena di soldi non può fare altro che reggere il gioco. E’ indebitato con gangster londinesi che gli hanno promesso una visita di “non cortesia” e la sua rock band sta per abbandonarlo dopo aver rischiato il linciaggio in un locale pieno di mob incattiviti. E’ disperato, ma il peggio deve ancora venire. Un peccato svelare gli sviluppi.

In questo film viene mostrato in modo comico il rapporto tra un agente spietato alle dipendenze di una CIA “nixoniana” e la realtà colorata ed imprevedibile delle sottoculture giovanili che in quegli anni erano in pieno fermento. Da una parte abbiamo l’efficienza e la determinazione dell’agente CIA che risolve, senza troppe parole, conflitti e situazioni. Il sangue scorre a fiumi e l’azione è assicurata. Dall’altra invece l’eccentricità e l’originalità, mista alle droghe, di tutto l’entourage di John, ci assicura una trama imprevedibile. Le situazioni più assurde diventano plausibili.

L’incontro tra due mondi diversi ha un effetto esilarante. Le battute mai banali e il moltiplicarsi di situazioni comiche non possono non divertire il pubblico. Ogni qualvolta la trama si complica e sembra impossibile risolvere la situazione, c’è sempre un colpo di scena dietro l’angolo.

Colonna sonora, costumi e ambientazioni ci immergono senza fatica nella Londra di quei anni. La finzione è architettata maestralmente da parte del regista e dal cast. Ovviamente non ci è dato sapere  se anche l’allunaggio è avvenuto veramente. La risposta rimane classificata con la massima sicurezza. Ma il dubbio nasce. La teoria del complotto sull’Apollo 11 non è mai stata così colorata, aggiungerei psichedelica.

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