“REVENGE” di CORALIE FARGEAT

Jennifer è la più dolce delle lolite: bella, sexy, ammiccante in ogni suo atteggiamento. Suscita i desideri più reconditi del suo amante, un ricco uomo d’affari, e dei suoi due soci ritrovatisi per una battuta di caccia in una lussuosa villa tra i canyon e il deserto. Al risveglio da una serata di baldoria la giovane donna subisce una molestia e decide di scappare scatenando l’ira dei tre che la rincorrono per il deserto gettandola al fondo di un burrone, convinti di averla uccisa. Ben presto i cacciatori scopriranno a loro spese di essere diventati prede: Jen, sopravvissuta e agguerrita più che mai, li troverà uno ad uno e otterrà la sua feroce, cruenta vendetta.

Coralie Fargeat, al suo esordio sul grande schermo, propone uno splatter movie onesto, vero, giusto, da autentica cultrice di questo filone. Trama, caratterizzazione dei personaggi e dialoghi passano in secondo piano, ridotti all’essenziale, quasi inesistenti; l’obiettivo, perfettamente centrato, è di canalizzare l’attenzione sulla spettacolarità più genuina del genere: violenza, droga, armi da fuoco, lame affilate, lacerazioni di ogni genere e ovviamente tanto, tanto, tanto sangue. Sono queste le armi sulle quali punta la pellicola che prima di tutto vuole apparire viva, in costante mutazione, proprio come la sua protagonista. La scelta dei piani viene a essere funzionale a tutto questo: un certo feticismo verso il vicinissimo della macchina da presa attraverso dettagli, primi e primissimi piani ci catapulta in un mondo epidermico, sensibile e palpabile in ogni sua estensione.

Ottima Matilda Lutz che, nel ruolo della protagonista, si muove abilmente da un registro più contenuto, sensuale, intimamente femminile a un’inedita mimica action, finora mai mostrata in nessuno dei suoi lavori precedenti.

Fargeat si diverte (e ci diverte) nel giocare con le licenze che solo questo genere assolutamente grottesco può offrire e che in qualsiasi altro contesto sarebbero parse assurde: non stupisce che Jen possa sopravvivere alla tremenda caduta e soprattutto che, in una sola notte, passi dalla reincarnazione della musa di Nabokov all’essere la Lara Croft de’ noantri. Sotto le righe si legge una metamorfosi tutta al femminile che vede rinascere dal burrone una donna nuova, dalle parvenze animalesche, impossibile da domare o manipolare come mero oggetto del desiderio.

In tempi sicuramente non felici, nei quali la dignità del sesso femminile viene ancora una volta offesa, la freschezza di quest’opera prima, realizzata da una donna su una donna, cerca e ottiene le proprie rivincite.

 

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