“Pop Aye” di Kirsten Tan

Pop Aye è un road trip movie atipico, che vede protagonisti un disilluso architetto di Bangkok ed un elefante. Thana, che sta attraversando una crisi di mezza età dovuta a problemi lavorativi e di coppia, riconosce per strada l’elefante Popeye con cui è cresciuto da bambino e lo acquista per riportarlo al villaggio natale. Durante il viaggio i due incontrano i personaggi più disparati, che fanno riflettere il protagonista su alcuni aspetti della propria vita.

La regista singaporiana Kirsten Tan (anche autrice della sceneggiatura) punta in alto con il suo primo lungometraggio: un film ambientato tra le strade della Thailandia, con un cast prevalentemente di non professionisti e la presenza ingombrante di un elefante; i dialoghi sono scarni, e il montaggio alterna scene di vita del protagonista a Bangkok – dove un suo successo architettonico sta per essere demolito, architetti più giovani cercano di scalzarlo dalla sua posizione e la moglie rifiuta la sua compagnia – a momenti del viaggio.

Lungo la strada i due incontrano, tra gli altri, un uomo convinto di aver letto tra le stelle della sua imminente morte e una prostituta trans che ama il karaoke: sono tutte figure intriganti ma le scene che li coinvolgono danno l’impressione di essere scollegate e le loro azioni non sembrano sempre giustificate; anche la moglie Bo, nonostante la riconciliazione finale, non può che risultare un personaggio piatto e sgradevole, ma sopratutto è il protagonista stesso a mancare di un sufficiente approfondimento psicologico. Assistiamo alla crisi che sta attraversando ma non entriamo in empatia con lui e la presenza di Popeye risulta forse più un sollievo per lo spettatore (le sue azioni sono principalmente di natura comica) che per Thana.

Infine, nemmeno l’elefante conquista lo spazio che si merita: è troppo spesso una figura sullo sfondo, un espediente per far interagire il protagonista con altre persone, e la sua grazia ed espressività non vengono sfruttate a fondo dalla regista. Il film sceglie inoltre di non farci sapere cosaè successo tra gli anni d’infanzia di Thana e Popeye e il loro incontro casuale a Bangkok, perdendo forse l’occasione per farci conoscere più approfonditamente questi due personaggi.

Nel complesso il film risulta gradevole e fa sorridere lo spettatore in più di un’occasione, ma manca di qualcosa: né la trama del viaggio né quella di Bangkok appaiono pienamente concluse, ed era lecito aspettarsi un approfondimento maggiore sul piano emotivo del legame uomo-animale.

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