“DREAM OF A CITY” DI MANFRED KIRCHHEIMER

Manfred Kirchheimer, classe 1931, ha recentemente dichiarato che non è mai, nella sua lunga carriera da regista, riuscito a coprire i costi dei suoi film con gli incassi. Ed è a questo punto che un vero cinefilo drizza le orecchie e si segna il nome sul taccuino, perché le alternative sono due: il regista tedesco, adottato newyorkese, è frainteso ma testardo, oppure è completamente dislocato dalle logiche di introito che tanto guastano l’arte cinematografica. Per quanto riguarda Dream Of A City, è la seconda. L’attitudine veritiera con cui viene analizzata e scomposta la vita urbana nella Grande Mela, rende questa pellicola di 39 minuti un gioiello del cinema d’essai.

Composto unicamente da riprese girate tra il 1958 ed il 1960 con una 16 mm, il materiale è rimasto fino ad oggi inedito, illuminando lo schermo argentato con un bianco e nero granuloso e frammentato perfettamente coerente con l’estetica del montaggio. Kirchheimer cattura scene di banale normalità nei cantieri edili newyorkesi, articolate da movimenti reiteranti e meccanici in sintonia con le trivelle e le ruspe, a loro volta ritmati dalle sinfonie di Bach, Sostakovic ed il pianoforte di Debussy. Il rumore dei motori si sovrappone delicatamente a cinguettii e pizzicate di violino. La città cresce e si innalza sotto lo sguardo impotente dei suoi abitanti, dirimpettai di quartiere che osservano cave tramutarsi in telai scheletrici, impressi geometricamente e controluce sulla pellicola. Il risultato del film è un erede di Berlino – Sinfonia di una grande città, dal quale è stata innegabilmente tratta ispirazione, insaporita dal gusto contemporaneo e cosmopolita di New York.

Kirchheimer impegna lo spettatore in un’evoluzione rapida, interroga l’individualismo di qualche operaio che, nonostante la sua pigrizia, erge monumenti moderni. La città pulsa ma il singolo è troppo indaffarato per notarlo, troppo schiacciato sul livello del mare. Per questo la macchina da presa ha bisogno di allontanarsi e guardare l’alveare della civiltà dalle colline fiorite di Richmond, per capire che l’acqua increspata della Upper Bay è più ferma dell’asfalto a Manhattan.

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