“EVERYTHING IS BETTER THAN A HOOKER” DI OVIDIE

Quando si parla di Svezia, si parla della madre della Scandinavia. Si parla della nazione che ha guidato il nevoso settentrione, l’apice benestante della civiltà occidentale. È lo Stato Sociale per eccellenza, il modello da seguire. In Scandinavia un uomo che uccide settantasette persone (vedi Anders Breivik) è condannato a ventuno anni di carcere. È un sistema da emulare: hanno le scuole migliori, gli ospedali migliori, gli stipendi migliori… È una favola quasi utopica, sembra che nessuno stia male in Svezia. Ma Ovidie (che aprì IL Fish & Chips Festival nel 2018), l’occhio dietro la cinepresa di Everything is Better than a Hooker, vuole raccontare un’altra Svezia. 

L’11 luglio 2013 Eva-Maree Smith Kullander, conosciuta anche sotto lo pseudonimo di Jasmine Petite, viene assassinata dal suo ex-compagno. La notizia è riportata dai media svedesi come un caso di omicidio particolarmente lacrimoso, ma il documentario della regista francese indaga sotto la coltre ipocrita del sistema scandinavo ed erge Eva-Maree ad emblema della tragicità dell’ingiustizia. 

Dopo aver lasciato il suo compagno a causa di violenze e stalking, la ragazza è costretta a mantenere i suoi due figli. È allora che decide di vendere il proprio corpo. Appena i servizi sociali, un ente pressoché incontrastabile in Svezia, vengono a conoscenza del suo impiego, decidono di sequestrare i figli per consegnarli al padre. Eva-Maree decide di lottare per l’affidamento, ma nonostante si sia prostituita per sole due settimane, è già stata etichettata come “puttana”.

Il travaglio dura tre anni, fino a quando le è finalmente concesso vedere i propri figli, di fronte ai quali il padre la ferisce a morte colpendola trentuno volte con un coltello da cucina.

Il mediometraggio rivive la battaglia di Jasmine Petite alla riconquista della propria dignità e della propria famiglia. Eva-Maree non è la sola a essere colpita dalla cecità e dalla prepotenza delle autorità, ma il disprezzo per il mestiere più antico del mondo è radicato nella società. Da sempre, infatti, le donne che vendono il proprio corpo sono emarginate, nonostante facciano parte della vita quotidiana dei più che non vogliono ammetterlo. È una realtà concreta della nostra società, ma non è mai stata democraticamente rappresentata o tutelata. La prostituta si trova in un limbo tra le realizzazioni degli stereotipi maschilisti e la bigotteria della comunità, la sua reputazione subisce la vittimizzazione di falsi miti e bugie. Una volta che il tuo nome viene sporcato di “puttana” anche uno psicopatico violento è preferito per l’affido dei bambini.

I figli di Eva-Maree Smith Kullander, non vedono la famiglia dal 2010.

È evidente che la tematica tocchi in particolar modo la pornostar regista Ovidie, che è vittima dello stesso pregiudizio di Jasmine Petite. Molte nazioni europee hanno riconsiderato la prostituzione e hanno modificato le proprie leggi per tutelarla e legalizzarla, cercando di estirpare il seme della criminalità che si diffonde ove lo Stato non arriva. È il caso della Germania, che dal 2002 ha regolamentato la prostituzione, dell’Austria, nonostante il suo governo di estrema destra, e della Svizzera, già dal lontano 1942. La guerra contro la prostituzione è risultata inefficace, come qualsiasi proibizionismo. Solo in Italia, l’economia non osservata ammonta al 12,6% del PIL e 18 miliardi di euro provengono da attività illegali (fonte: ISTAT, 2016). 

La Svezia, o come ama definirsi, “la bussola morale d’Europa”, invece è promotrice di un sistema neo-abolizionista, adottato in altri paesi come la Francia, Irlanda e Canada. Vendere il proprio corpo è legale, comprarlo è illegale. Ma, dati alla mano, nessun cliente è mai stato arrestato, mentre le prostitute sono emarginate e trascurate. La tragica storia di Eva-Maree dovrebbe suonare come un campanello d’allarme, ma i servizi sociali inspiegabilmente continuano imperterriti con la loro politica.

Everything is Better than a Hooker racconta un solo punto di vista, perché le istituzioni si sono rifiutate di rispondere alle domande di Ovidie, sorde da anni di fronte a un caso eclatante di abuso e sopruso. “Non ho mai visto un caso di omicidio ricevere così tanto consenso dalla comunità”, dice Pye Jacobsson, attivista di Rose Alliance, un’associazione per la tutela delle prostitute.

Personalmente, ringrazio la regista francese per averci donato un tassello di conoscenza fondamentale per la comprensione di un sistema troppo spesso idealizzato, dove le iniquità si trasformano in crociate morali, e le ombre dell’ipocrisia si allungano a coprire le mani sporche di sangue dello Stato.

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