“AT THE END OF THE DAY” DI KEVIN O’BRIEN

La paura spesso nasce dall’ignoranza: non conoscere un mondo, non averne mai fatto parte e dunque non sapere di che colori si compone, porta le persone a temerlo e ad allontanarlo o addirittura a disprezzarlo. At the End of The Day di Kevin O’Brien tratta proprio queste tematiche, con una vena ironica ed una delicata nota drammatica. La proiezione del film, avvenuta nella sala Cabiria del Cinema Massimo è stata preceduta da un breve dialogo tra Silvano Bertalot membro del Coordinamento Torino Pride e il giornalista Simone Alliva, che hanno spiegato al pubblico in cosa consiste il progetto To Housing, realizzato a Torino per dare un tetto ai ragazzi della comunità LGBTQI allontanati dalle loro famiglie di origine a causa del loro orientamento sessuale.

Il film proiettato tratta proprio dei progetti di co-housing sociale e della difficoltà di metterli in pratica a causa dell’intolleranza delle comunità cittadine.

Il protagonista di At the End of the Day è Dave, un insegnante di psicologia cattolico che è stato  appena lasciato dalla moglie innamoratasi di una donna. L’uomo si trasferisce nella sua città natale, a casa della zia Patty, e comincia a lavorare in una scuola religiosa in cui il decano è un uomo sfrontato ed omofobo, che vuole acquistare un edificio destinato a un gruppo di supporto LGBTQI per un progetto di co-housing.

Dave non conosce altro che la Bibbia, il suo unico insegnamento è quello delle sacre scritture ed è ferito dalla disastrosa relazione da cui è appena uscito; accetta quindi la proposta del decano di sabotare l’acquisto dell’edificio da parte del gruppo di supporto, fingendosi omosessuale ed infiltrandosi nella comunità.

Il protagonista (interpretato da Stephen Shane Martin) insieme al gruppo di supporto appena conosciuto.

La vita del protagonista però subisce dei cambiamenti inaspettati: scopre infatti una realtà che non conosceva e comincia pian piano ad allontanarsi dal fondamentalismo di cui la sua cultura era imbastita.

La visibilità diviene un elemento pregnante nelle tematiche trattate dal film: mostrarsi, farsi conoscere e far comprendere all’altro che non c’è nulla dq temere è proprio quello che involontariamente fanno i nuovi amici di Dave. Il gruppo di supporto da sabotare si trasforma nella nuova comunità di Dave, che continua con la farsa ordita insieme al complice, ma comincia a comprendere che i suoi studi e la cultura che credeva di possedere gli hanno impedito di addentrarsi in strade diverse ma piene di colori e soprattutto di sentimenti.

L’amore è infatti il vero protagonista di tutta la narrazione, un amore contornato di contraddizioni: Dave professa l’amore di Dio, ma non conosce quello universale, relega questo sentimento solo ad alcuni tipi di relazioni, giudicando peccaminosi gli orientamenti sessuali differenti dal suo.

Il rapporto contrastante con un suo studente omossessuale, la vicinanza con la comunità in cui si è infiltrato e la visita in una casa di accoglienza ad Orlando, cambieranno radicalmente il “credo” del protagonista, mostrando allo spettatore attraverso due registri che vengono ben alternati (quello ironico e quello drammatico) il dissidio interiore di Dave e il mutamento graduale delle sue consapevolezze.

Personaggio emblematico del racconto è la zia Patty, donna anziana che riconosce e professa l’amore in ogni sua sfaccettatura. Nel momento probabilmente più drammatico del film la donna è in fin di vita e consiglia al nipote di chiedersi alla fine di ogni giornata chi ha amato in quel giorno.

La religione diviene lo scudo di Dave, per opporsi a ciò che ritiene estraneo, un’arma per allontanare ed escludere il prossimo. Il principale messaggio della Bibbia viene travisato e così il decano scrive alla lavagna “Love the sinner, hate the sin”, frase che verrà cancellata da un alunno, lasciando semplicemente la parola “Love”. L’amore che rinnega i fondamentalismi, che accetta le interpretazioni, che accoglie chi viene rifiutato e che cambia finalmente le convinzioni del protagonista.

I registri linguistici tra i quali si muove il film lasciano allo spettatore lo spazio per sorridere e quello per emozionarsi ed  il messaggio di At the End of the Day è semplice e chiaro e compare sullo schermo su di una dissolvenza in nero dopo l’ultima sequenza: “A tutti quelli che si sentono esclusi, perché possano trovare una casa”.

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