DAVID BORDWELL E KRISTIN THOMPSON: TWO LECTURES ON CINEMA

“Si veda, a questo proposito, D. Bordwell e K. Thompson”; “cfr. D. Bordwell, K. Thompson”: ogni studente di un corso di Storia del Cinema ha trovato almeno una volta note a pié di pagina recanti questi due nomi, o li ha sentiti nominare da un professore o si è ritrovato a studiare direttamente i loro testi. Tuttavia ai suoi occhi questi nomi, tanto illustri e sempre citati, possono apparire lontani e restare per sempre solo questo: nomi, etichette, citazioni. Così accade ai vari Bazin, Kracauer, Morin, Zavattini ecc. Ma non è accaduto appunto a David Bordwell e Kristin Thompson che martedì 26 novembre, presso l’auditorium “Guido Quazza” di Palazzo Nuovo, hanno tenuto due interventi di fronte a un nutrito gruppo di studenti. E così i nomi si sono finalmente fatti corpo, il contenuto di un testo da imparare si è fatto confronto.

La prima a parlare è stata Thompson, con un intervento dal titolo “Researching on an on-going event” sulla realizzazione del suo testo The Frodo Franchise: The Lord of the Rings and Modern Hollywood (University of California Press, 2007), dedicato alla trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli, non certo sconosciuta ai giovani uditori. Il focus dello studio è l’impatto delle tecnologie digitali nell’economia del film, oltre alle successive operazioni di marketing e di franchising. Insieme al grande interesse per il contenuto del discorso, ciò che ha colpito il pubblico in sala è stato lo humor della professoressa, in particolare nel passaggio sul calvario tragicomico in cui è incappata tra il 2003 e il 2005 per riuscire a ottenere il materiale necessario e portare a termine il lavoro. Tra colpi di fortuna e diffide da parte della casa di produzione che riteneva il suo testo dannoso per l’immagine dei film, Thompson racconta così il mestiere di ricercatore di cinema quasi in forma di amara barzelletta, in cui emerge l’impossibilità degli studiosi contemporanei di venire ascoltati da un’industria sempre più burocratizzata e poco incline alla riflessione.

David Bordwell

Ed è proprio il racconto il cuore dell’intervento- più canonico- di David Bordwell, intitolato “Geometries of popular narrative”. A partire da un saggio della sceneggiatrice Linda Aronson dedicato allo sviluppo della forma del racconto prima nella letteratura e poi nel cinema anglo-americano, Bordwell sfata diversi miti della cultura occidentale attraverso un gioco di richiami ed esempi che mostrano come già nella letteratura inglese dell’Ottocento si possano trovare forme di intreccio che anticipano di molto il primato del montaggio cinematografico. Allo stesso modo, Bordwell illustra come anche nel cinema americano degli anni Venti e Trenta si trovino degli espedienti narrativi e formali (su tutti, Intolerance di D.W. Griffith) che precorrono quella che sarebbe stata la stagione moderna inaugurata da Quarto potere di Orson Welles. Insomma, una revisione della storia della narrazione volta a mostrare come ciò che è moderno sia sempre irrimediabilmente legato all’antico.

Dopo le domande da parte degli studenti, l’affollato auditorium si è rapidamente svuotato. Due chiacchiere con gli autori, magari un autografo, e poi tutto come prima: lo studioso nuovamente studioso e lo studente nuovamente studente. Ma entrambi con la soddisfazione data dalla concretezza del confronto diretto.

Alessandro Pomati

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