“NOUR” DI MAURIZIO ZACCARO

Ha senso, soprattutto in questo periodo storico, fare un film su un fenomeno così complesso e controverso come la migrazione? Secondo il regista Maurizio Zaccaro sì, purché si abbia la consapevolezza che quella che si sta raccontando è una storia universale.

Il film è liberamente tratto da uno dei racconti del libro Le stelle di Lampedusa di Pietro Bartolo. Nour (Linda Msrey) è una bambina siriana che arriva sull’isola, “la porta d’Europa”, a bordo di uno dei tanti barconi che ogni giorno ne raggiungono le coste. Il dottor Pietro Bartolo (Sergio Castellitto), medico direttore del policlinico, decide di aiutarla a ritrovare la madre da cui è stata separata prima di iniziare il suo viaggio attraverso il Mediterraneo.

L’opera di Zaccaro ha una forte impronta realistica. In diversi momenti assume le sembianze di un documentario, con evidenti richiami a Fuocoammare (2016) di Gianfranco Rosi. L’elemento più marcato della regia è l’uso insistito, quasi ossessivo, dei primi piani. I volti sono il tramite attraverso cui il film ricorda agli spettatori che quelli che abbandonano la propria casa e arrivano a Lampedusa dopo un lungo viaggio sui barconi non sono numeri, ma persone che hanno un nome, un volto e una storia, come qualsiasi altro essere umano. Anche i morti, che la macchina da presa non ha paura di mostrare senza filtri.

La sceneggiatura di Monica Zapelli è precisa nell’alternare, con il giusto equilibrio, momenti forti che colpiscono come un pugno nello stomaco ad altri in cui ci si commuove. Nour fa immergere lo spettatore nella storia, non limitandosi a raccontargliela.

Sergio Castellitto, autore di una interpretazione intensa e convincente, è in grado di restituire l’umanità di una persona che mette sempre gli altri al primo posto, anche a costo di sacrificare i propri affetti personali. Il dottor Bartolo ha pronunciato in conferenza stampa una frase che, meglio di qualunque altra, può descrivere il personaggio: “Io sono un medico, non un eroe. Salvare le persone dovrebbe essere un dovere, non un atto eroico”.

Nour ha un sapore dolceamaro e proprio per questo risulta credibile. Tratta di un fenomeno che sta caratterizzando il nostro presente limitandosi a riportare i fatti così come sono, senza porsi domande a cui nessuno sarebbe in grado di rispondere in maniera esaustiva. La storia narrata è quella del viaggio: archetipica e antica come l’umanità stessa. Una storia che probabilmente non avrà mai fine, ma cambierà solo i suoi interpreti.

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