“RAF” DI HARRY CEPKA

Il giovane regista Harry Cepka, al TFF37 con il suo lungometraggio di debutto, esplora le dinamiche di potere nei rapporti interpersonali. “Un film costato 5 anni di sudore, lacrime e sangue”: così Cepka introduce l’opera, resa possibile dalla ormai già consolidata collaborazione con l’attrice Grace Glowicki (di cui ha prodotto Tito, 2019), interprete della protagonista Raf.

Consumata da relazioni noiose, circondata da amici che non la rispettano e datori di lavoro che approfittano della sua timidezza per affermare se stessi, Raf, 29enne canadese, conduce una vita senza particolari prospettive o ambizioni. Si destreggia passivamente tra un lavoro umile e l’altro per di mantenersi precariamente in un seminterrato nella periferia di Vancouver. Per evadere da questo sonnambulismo giornaliero, Raf esprime se stessa attraverso la performatività: dalla musica techno, alla danza trance, dalla creazione di personalità teatrali alla pittura come manifestazione impulsiva e frustrata. 

Il suo animo artistico viene relegato unicamente al comfort della sua cameretta fino a quando non incontra Tal (Jesse Stanley), giovane donna che si interessa a lei, o meglio, alla sua bizzarra personalità. Da questo momento in poi, il film delinea lo sviluppo del rapporto d’amicizia apparentemente autentico che si instaura tra le due, e la sua successiva involuzione. Più in particolare, come un sentimento inizialmente genuino possa disintegrarsi da un momento all’altro per incongruenze di interessi.

Dall’eccitazione per la connessione con qualcuno che permette di esprimere l’indole tanto repressa, alla disillusione nel realizzare di essere bloccati in un rapporto tossico e sbilanciato, Raf realizza un’osservazione emotivamente intelligente sulle differenze tra realtà e percezione in ambito relazionale, coronata da performance al femminile di forte validità.

Noemi Castelvetro

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