“SI PUÒ FARE!”: RETROSPETTIVA SUL CINEMA HORROR CLASSICO

La celebre battuta pronunciata da Gene Wilder in Frankenstein Junior (1974) di Mel Brooks è stata scelta come titolo per la retrospettiva che il Torino Film Festival 37 ha dedicato al cinema horror classico. Trentasei film che attraversano un periodo di cinquant’anni, dal 1920 al 1971.

Il percorso della retrospettiva comincia con i due capolavori dell’Espressionismo tedesco: Il gabinetto del dottor Caligari (Das Cabinet des Dr. Caligari, 1920) di Robert Wiene e Nosferatu il vampiro (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, 1922) di F. W. Murnau, che hanno fortemente influenzato l’horror dei decenni successivi. Le due pellicole sono seguite dal vasto assortimento di mostri tratti dalla letteratura gotica che sono protagonisti dei classici anni ’30 della Universal, in particolare Dracula e la creatura di Frankenstein. Quest’ultima è protagonista in quel decennio di ben tre pellicole, tra cui La moglie di Frankenstein (Bride of Frankenstein, James Whale, 1935), considerato ancora oggi uno dei migliori horror mai realizzati. Si tratta di film di culto, che non potevano certo mancare nel programma, e che hanno reso immortali Boris Karloff e Bela Lugosi.

Colin Clive, Elsa Lanchester, Boris Karloff ed Ernest Thesiger in una scena de La moglie di Frankenstein.

Si passa poi alle pellicole della storica casa di produzione inglese Hammer, tra i quali spiccano La maschera di Frankenstein (The Curse of Frankenstein, 1957) e Dracula il vampiro (Dracula, 1958), interpretati da due attori del calibro di Christopher Lee (nei panni del conte) e Peter Cushing, probabilmente il miglior Victor Frankenstein mai apparso sullo schermo.

Christopher Lee nei panni del conte Dracula.

Sono inclusi nella retrospettiva anche Il bacio della pantera (Cat People, 1942) e Ho camminato con uno zombie (I Walked with a Zombie, 1943), realizzati per la R.K.O. dal produttore Val Lewton e dal regista Jacques Tourneur, coppia che ha fatto dell’orrore non mostrato bensì immaginato, il proprio marchio di fabbrica. I loro film possiedono uno stile visivo che ha definito una concezione alternativa dell’horror classico.

E’ presente anche Il pozzo e il pendolo (Pit and the Pendulum, 1961), uno dei tanti film a basso budget tratti dalle opere di Poe, diretti dal geniale Roger Corman e interpretati da Vincent Price.

Infine, non manca il gotico all’italiana, con La maschera del demonio (1960) e Operazione paura (1966) del maestro Mario Bava; L’orribile segreto del dr. Hichcock (1962) di Riccardo Freda e Toby Dammit (1968), piccola perla diretta da Federico Fellini.

Barbara Steele sul set de La maschera del demonio di Mario Bava.

Emanuela Martini, direttrice del festival, ha motivato la scelta di una retrospettiva dedicata all’horror classico affermando che i film di questo genere, benché siano stati a lungo relegati ai margini delle produzioni e snobbati dalla critica, hanno sempre attirato il pubblico nelle sale, avviato le carriere di grandi attori e registi, e continuano ad influenzare, molto più di quanto si pensi, il cinema contemporaneo. Infine, la retrospettiva è stata un’occasione per consegnare il Gran Premio Torino alla carriera a Barbara Steele, attrice e grande icona femminile, insieme ad Elsa Lanchester, del cinema horror del ‘900.

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