“THE SALT IN OUR WATERS” DI REZWAN SHAHRIAR SUMIT

Rudro (Titas Zia), giovane artista in cerca di ispirazione, decide di lasciare la caotica vita della capitale Dhaka e intraprendere un viaggio in una remota isola di mangrovie sul delta del Bangladesh. Inizialmente accolto dalla piccola comunità locale, un ristretto gruppo di famiglie che si sostenta grazie alla pesca, Rudro si ritrova ben presto frainteso e poi ostracizzato dagli abitanti del villaggio. Questi, guidati dal Messere (Fazlur Rahman Babu), imam e capo locale, guardano prima con sospetto e in seguito con aperta disapprovazione le sue istallazioni così come le sue abitudini.

Presentato nella sezione Fuori Concorso e realizzato in collaborazione con il TorinoFilmLab – laboratorio internazionale impegnato nel sostegno di giovani talenti emergenti – l’esordio di Sumit mette in scena un classico scontro tra culture differenti che sembra però a sua volta inscriversi nel quadro di un ben più ampio confronto con l’ambiente e le sue insidie, come ben esemplificato dall’incipit.

Ad aprire il film è, infatti, un’inquadratura fissa: una scultura di donna costituita da un reticolo metallico, riversa sulla spiaggia. Alle sue spalle, il mare mosso e un cielo che presagisce la tempesta. In questa immagine di un simulacro minacciato delle onde, è già racchiuso il nucleo tematico ed estetico del film.

Il mare si presenta immediatamente quale forza benefica ma distruttiva, che può arricchire la popolazione grazie all’abbondanza della pesca e al contempo deprivarla, portando devastazione e morte. La forza della Natura è continuamente evocata, nei discorsi degli abitanti del villaggio – che vi vedono la manifestazione di un Allah ora generoso, ora punitivo ma anche e soprattutto nella messa in quadro, nei potenti stacchi che dallo svolgersi della narrazione ci riportano a una dimensione contemplativa. Numerosi sono infatti i campi lunghi in cui gli individui figurano come schiacciati dallo spazio circostante, sommersi dalle varie tonalità di blu grigio del cielo che si fonde col mare. Un contrasto che sembra riproporsi anche da un punto di vista cromatico nell’accostamento dei toni freddi e monocromatici dell’ambiente con gli indumenti, invece accesi e variopinti, della popolazione.

È in questa cornice che si inserisce l’arrivo di Rudro, la cui arte e le cui idee, capaci di destare tanto la fascinazione quanto il disprezzo della comunità, dimostrano di possedere un’energia perturbante quanto quella della temuta tempesta in arrivo.

Valentina Velardi

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