“DICK JOHNSON IS DEAD” DI KIRSTEN JOHNSON

2017. C. Richard “Dick” Johnson, stimato psichiatra, è costretto ad abbandonare la propria attività a causa dei primi sintomi dell’Alzheimer e a trasferirsi dalla sua casa di Seattle nell’appartamento newyorchese di sua figlia, Kirsten Johnson, celebrata documentarista dalla carriera ormai trentennale. La convivenza significa confrontarsi con le inevitabili conseguenze della malattia, e il padre decide di assecondare la figlia in un progetto solo in apparenza macabro: utilizzare le risorse del cinema per inscenare la propria dipartita, non una, ma molte volte, nelle modalità più variegate, in modo da rendere quel momento più sopportabile quando si presenterà.

Paradossalmente, attraverso le “morti” di Dick, Kirsten coglie l’occasione per parlare della sua vita: dalla malformazione ai piedi che lo ha afflitto sin dalla nascita alla fede avventista, dalla carriera di psichiatra alla sua passione per le torte al cioccolato, fino al matrimonio con il suo grande amore, Catie Jo, scomparsa nel 2010 e anche lei vittima del male che ora affligge Dick; e, naturalmente, il suo rapporto con la figlia e i nipotini, rispetto al quale si pone come un bambino nel corpo di un ultraottantenne.

Tuttavia il lavoro della regista non si limita a documentare il mero, per quanto toccante, dato biografico, ma si configura come una vera e propria decostruzione della magia del cinema: delle varie “morti” di Dick, infatti, ci viene mostrato non solo il risultato finale, ma anche la grande lavorazione di stunt-man e make-up artist che contribuiscono al “finto realismo” degli episodi. E proprio in nome di questo “finto realismo” Johnson non esita a metterci il suo “zampino autoriale” e a ricombinare quella magia per immaginare l’ingresso di suo padre in un Paradiso tanto gioioso quanto trash/naif e spudoratamente fasullo, e a cercare addirittura di ricreare il mondo visto da un malato di Alzheimer attraverso orrorifiche scenografie posticce.

Il risultato è un emozionante mockumentary in cui realtà e fantasia, cinema di finzione e cinema del reale si fondono in un magma quasi indistinguibile.

“Trovo che la vita vera sia più affascinante di qualsiasi finzione”, risponde Kirsten al padre nel momento in cui questi le chiede come mai si sia data alla carriera di documentarista invece di fare “film che incassano”. Ma se alla vita vera aggiungi quel pizzico di finzione che solo il cinema può dare, allora che cosa può succedere?

Alessandro Pomati

Il film è disponibile su: Netflix

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