“LE BRUIT DES MOTEURS” DI PHILIPPE GRÉGOIRE

Infiniti titoli di testa, accompagnati da immagini di macchine da corsa che, sgommando, compiono infiniti giri su sé stesse, aprono il primo lungometraggio di Philippe Grégoire, presentato in concorso al TFF39. Il film, non rinunciando a un pungente umorismo, racconta uno squarcio della vita di Alexander Mastrogiuseppe (Robert Naylor), cresciuto a Napierville, sperduto e dimenticato paesino canadese, che si allontana dal suo luogo natale per lavorare alla dogana tra U.S.A. e Canada. Grégorie racconta lo stesso percorso che ha vissuto lui passando dalla vita nel suo paesino natio al lavoro come doganiere per potersi pagare gli studi di cinema. La migrazione verso un mondo altro è solo uno dei punti di contatto tra la vita del regista e quella del protagonista. Grégorie si concentra infatti proprio su quell’humus culturale cui lui stesso è legato grazie alla pista per gare automobilistiche che i suoi nonni costruirono a Napierville.

Alexander, dopo anni di lavoro, è costretto a tornare a casa poiché accusato di ipersessualità: chiunque sia diverso, o per meglio dire non conforme alla società che il mondo-dogana ha stabilito, non è ammesso. Questa intransigenza, che porterà a un’esplicita critica verso la stupidità e la violenza che spesso caratterizza i comportamenti di alcuni rappresentati delle forze dell’ordine, viene perfettamente rappresentata da rigidi primi piani che mostrano i volti delle nuove reclute all’inizio del film.

Il forzato ritorno alle origini, inizialmente, non è tragico. Alexander, difatti, torna ad apprezzare ciò che da piccolo amava: dall’assordante rumore dei motori che dà titolo al film, all’odore della benzina, passando per lo stridore degli pneumatici. Quando però il suo amore per quei luoghi riaffiora, grazie anche all’improvvisato tour con Aðalbjörg (Tanja Björk Ómarsdóttir), glaciale ragazza islandese appassionata di corse automobilistiche, gli ostacoli ricompaiono. Alexander viene ingiustamente accusato dalla polizia di aver realizzato alcuni disegni a sfondo sessuale che hanno messo a disagio gli abitanti del paese. La polizia, non avendo prove, si basa sul poco raccomandabile passato di Alexander alla dogana. Il ragazzo si trova, quindi, all’interno di un limbo irrisolvibile: è stato cacciato dalla dogana poiché considerato troppo diverso e non è più ben accetto al suo paese poiché la sua reputazione lo precede. L’unica ancora di salvezza viene da quel rumore, onnipresente, di motore di macchine, al quale Alexander (e Grégorie) si aggrappa costantemente per sopravvivere in un mondo che non gli appartiene.  

Davide Gravina

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