“DER MENSCHLICHE FAKTOR” DI RONNY TROCKER

«Ho l’impressione che più massiva è la nostra comunicazione e più prospettive e opinioni consumiamo, più superficiale questa comunicazione diventa». Così Ronny Trocker commenta il soggetto del suo film che, osservando le reazioni dei diversi membri di quella che sembra una perfetta famiglia tedesca – istruita, benestante e bilingue – a seguito di una piccola effrazione nella loro casa al mare, indaga i rapporti umani e le dinamiche, spesso disfunzionali, che li sottendono.

Sin dall’inizio appare infatti manifesto che l’effrazione non sia la causa della discordia familiare ma semmai il casus belli, il pretesto che rompe un equilibrio soltanto apparente; un episodio che fa emergere – e non scaturire – le tensioni e gli irrisolti latenti del microcosmo domestico e il conseguente fallimento di Nina (Sabine Timoteo) e Jan (Mark Waschke). I due, comunicatori di professione in un’agenzia pubblicitaria, si rivelano infatti totalmente incapaci di esprimersi e comprendersi in ambito privato. Il paradosso doloroso dell’incomunicabilità dell’esperienza viene amplificato dallo stratagemma del rewind, per cui il normale fluire della narrazione è a tratti arrestato per ri-mostrare la dinamica dell’incidente, adottando di volta in volta la prospettiva di un diverso membro della famiglia, rivelandone così lo sfasamento rispetto alle percezioni precedentemente esplorate.

L’effetto di straniamento prodotto da questo espediente trova riscontro nella direzione degli attori la cui recitazione, rigettando la drammatizzazione a favore dell’understatement, risulta estremamente contenuta anche nelle situazioni più critiche, lasciando allo spettatore il compito di riempire i vuoti creati da questa ambiguità espressiva. Trocker ribalta così la rappresentazione della crisi della coppia à la Marriage Story (Storia di un matrimonio, 2019, Noah Baumbach) per lavorare su un livello sotterraneo, che gioca sulle atmosfere e i toni: i grandi litigi, le urla, le lacrime lasciano il posto a un conflitto taciuto che non trova mai una sua formulazione verbale, delineandosi invece attraverso la diffidenza e il distacco. Unico film italiano nella World Cinema Dramatic Competition del Sundance 2021, in cui è stato proiettato in anteprima mondiale in streaming, l’opera del regista altoatesino è finalmente presentata in sala nella sezione Fuori concorso del TFF39, grazie anche al supporto del TorinoFilmLab, laboratorio internazionale impegnato nel sostegno di talenti emergenti che, con il programma ScriptLab, ha sostenuto l’autore in fase di scrittura.

Valentina Velardi

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