“IL MUTO DI GALLURA” DI MATTEO FRESI

Ispirato ai fatti realmente accaduti narrati nell’omonimo romanzo del 1884 di Enrico Costa , Il muto di Gallura è l’unico lungometraggio italiano in concorso al TFF 39. Nella Sardegna di metà Ottocento, una faida scoppia tra due famiglie galluresi innescando un conflitto che attraverso una catena di torti reciproci si protrae per diversi anni; in nome dell’antica e sacra legge del taglione, ben 70 persone vengono uccise, molte per mano di un ragazzo sordomuto, Bastiano Tarsu.

Emarginato fin da bambino per la sua condizione e incapace di esprimersi, Bastiano è sempre stato in disparte, lontano, osservando gli altri, ma quando inizia la faida grazie alla sua abilità con il fucile diventa l’assassino più temuto di tutti. Da reietto della società, Bastiano si trova dunque quasi costretto a diventare il demonio che la gente ha sempre visto in lui. Attraverso Bastiano ci addentriamo nei boschi della Gallura e nei meandri di una storia sconosciuta dalla quale non si fatica a essere trascinati e coinvolti. Il ragazzo è muto ma non per questo poco comunicativo e nonostante gli manchi la incapacità di esprimersi attraverso le parole molto evidenti appaiono gli stati d’animo che attraversa. A causa della sua condizione Bastiano viene visto come il figlio del diavolo, come un portatore di sciagure e di sfortune e per questo la gente lo tiene a distanza. Questa sua natura incompresa viene espressa sopratutto dal suo sguardo che in alcune circostanze sembra essere assente, esattamente come la sua voce. Freddo e feroce assassino da un lato, ragazzo insicuro e gentile dall’altro, il protagonista risulta essere un personaggio estremamente interessante da scoprire e capire.

La scelta di far recitare il film in dialetto sardo rende per gli spettatori difficile comprendere i dialoghi dei personaggi, esattamente come per loro è difficile comprendere Bastiano. Scelta rischiosa ma molto riuscita, in quanto consente allo spettatore di immergersi ancora di più in quella realtà e nella storia che Fresi ha scelto come soggetto per la sua opera prima capace di mescolare il dramma shakespeariano al western mediterraneo.

Gaia Verrone

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