“ITALIA, IL FUOCO E LA CENERE” DI OLIVIER BOHLER E CÉLINE GAILLEURD

Italia, il fuoco e la cenere si presenta come un viaggio poetico e onirico attraverso le dive, i fantasmi, le luci e le ombre del cinema muto italiano. Ne esplora l’essenza più materica, avvicina la propria lanterna alla carne, ai corpi, alle spalle scoperte nella penombra, agli sguardi penetranti, alle convulsioni febbrili delle dive. La componente erotica è centrale: il cinema faceva tremare i benpensanti, nelle sale buie permetteva a donne e uomini di mescolarsi. L’esplorazione cinematografica diventa esplorazione storica e dipinge la realtà di un paese in continuo mutamento, dalle scene pompose e splendenti alla decadenza e all’abisso del fascismo che si avvicinano inesorabili.

Olivier Bohler e Céline Gailleurd, registi francesi innamorati dell’Italia, hanno scoperto un lato del cinema italiano che non conoscevano. «Per noi, per la Francia, il cinema italiano iniziava con Roma città aperta, con il Neorealismo» commenta Céline Gailleurd. «È stato il festival Il Cinema Ritrovato ad accendere in noi la curiosità e, quando il Museo Nazionale del Cinema ci ha aperto le porte, ci si è aperto un mondo». Impressionati dall’eccellente lavoro di conservazione, hanno iniziato la loro ricerca meticolosa, rapportandosi con la materia, con l’odore che quelle scatole sprigionavano. Di fronte a centinaia di ore di girato, si sono spinti oltre per trovare il fotogramma perfetto. Le pellicole, così fragili, simboleggiano la fragilità della memoria impressa sullo schermo, ne vediamo i segni del tempo e le bande perforate.

Grazie a un’accurata scelta dei testi, Italia, il fuoco e la cenere dà voce a chi quei film li ha creati e li ha visti, da personaggi illustri a persone sconosciute: è il cinema appena nato che riflette su se stesso. Le narratrici Isabella Rossellini (per la versione italiana) e Fanny Ardant (per quella francese) sono state scelte dai registi contro l’opinione comune: «In Francia sono le voci maschili a narrare i documentari, ci hanno detto che un narratore maschile avrebbe dato al nostro film un tono più intellettuale. Per noi non è così. Il cinema muto era un mondo di uomini, la critica del tempo era in mano agli uomini, il nostro film doveva essere narrato da due donne» spiega Gailleurd. «Sono stati due piaceri completamente diversi, due persone generose e impazienti di condividere le loro emozioni» aggiunge invece Olivier Bohler «Durante l’emergenza sanitaria noi eravamo a Parigi, Isabella Rossellini a New York. Le abbiamo mandato i film e lei era entusiasta, li ha addirittura mostrati ai suoi amici. Invece Fanny Ardant era affascinata dai testi della critica italiana, tramite il marito François Truffaut aveva amato principalmente quella francese».

Il compositore Lorenzo Esposito Fornasari è stato capace di creare l’equilibrio perfetto tra il rigoroso silenzio del cinema muto e la necessità di esprimere in musica la frenesia delle scene. Italia, il fuoco e la cenere è uno scrigno aperto sull’inestimabile patrimonio del cinema muto italiano, un omaggio all’Italia che, provenendo da due registi francesi, diventa emblema dell’identità e della cultura europea.

Alice Ferro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *