“ÎNTREGALDE” DI RADU MUNTEAN

Dopo esser stato presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs di Cannes e in vari festival internazionali nel corso del 2021, Întregalde di Radu Muntean inaugura il nuovo anno vincendo la 33esima edizione del Trieste Film Festival. Nonostante si muova su territori già battuti, in particolare dai suoi colleghi della “nuova onda rumena”, il film persuade lo spettatore a intraprendere un viaggio intorno al confine sottile che separa empatia e narcisismo, altruismo e ipocrisia.

Per far emergere queste incongruenze insite nell’essere umano, il regista si concentra su Maria, Dan e Ilinca, un gruppo di amici che, come ogni fine anno, attraversano le strade sterrate di montagna per consegnare – da volontari per conto di una organizzazione umanitaria – beni di prima necessità in alcuni villaggi remoti della Romania. I problemi arrivano quando decidono di accompagnare un vecchio che, senza volerlo, trasforma la gita in un’avventura costellata di prove e pericoli. A bordo del loro SUV Muntean osserva, protetto dalla sua cinepresa, le tre cavie all’interno di questo scenario ipotetico da lui creato e gestito. È sempre lui infatti che inserisce (o all’occorrenza elimina) altre figure con cui i nostri protagonisti sono costretti a confrontarsi. Tutto ciò porta il film ad alternare momenti di stasi con altri di incontenibile tensione, la quale però non sfocia mai in una effettiva svolta narrativa. Il regista rifugge la tentazione di definire in maniera stereotipata i suoi personaggi, che restano sempre ancorati alla loro umanità e non assurgono mai al ruolo di eroi, martiri o, al contrario, impostori. A venir messo in discussione, provocatoriamente è, anche e soprattutto, il concetto stesso di beneficenza: troppo spesso mero palliativo per lo spirito di chi la compie, poiché solo apparentemente riparatoria di un dislivello, economico e sociale, che è destinato a rimanere del tutto invariato.

Allo spettatore non resta che scegliere il suo posto all’interno dell’autovettura, accanto ai protagonisti, reagendo emotivamente alle scelte che gli si presentano via via (con il rischio di trasformarsi in una cavia a sua volta). Oppure dietro il vetro della quarta parete, osservando e analizzando ogni scelta e reazione dei personaggi allo scopo di riuscire a estrapolare dati concreti sulla natura umana. Anche se questa finisse per rivelarsi del tutto contraddittoria e indecifrabile.

Enrico Nicolosi

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