TORINO 38 CORTI

A 18 anni di distanza dall’ultima edizione, torna al Torino Film Festival la sezione competitiva dei cortometraggi. Due programmi, dodici corti scelti tra più di 500 titoli per sei registe e sei registi provenienti da tutto il mondo. Talenti diversissimi a confronto in un parterre eterogeneo che unisce una varietà affascinante e preziosa di tecniche ed idee. Prova dell’importanza e della forza, a livello internazionale, di un genere complesso ed esigente in grado di “restituire la macchina cinematografica in piccolo”, secondo il selezionatore Daniele De Cicco.

“A BETTER YOU” di Eamonn Murphy

Il primo cortometraggio in concorso è l’irlandese A Better YouA BETTER YOU” di Eamonn Murphy che affronta il tema del doppio nella social media society di oggi. Con una lucidità antropologica alla Black Mirror, Murphy mette in scena l’incoerenza degli avatar mediali in un film in stile steampunk. Il montaggio, abile e calibrato, è il vero effetto speciale di una fantascienza artigianale fatta di pura creatività low-cost. Per questo tanto più autentica e pregiata.

La creatività è anche il segno distintivo di “JUST A GUY”, documentario animato tedesco che racconta le storie d’amore di 3 donne dall’amante comune, il feroce serial killer Richard Ramirez. Un distillato di amore e perversione per un espressionismo crudo e sagace. L’animazione post punk (la tavola dei colori si orienta sul nero, il viola, il fucsia) fa della tecnica grezza e ruvida un mezzo di comunicazione lucidissimo. Shoko Hara, regista giapponese, riesce a plasmare l’ossessione nella plasticità della materia. Inserti di documentazione reale uniti a suoni viscidi e appiccicosi completano la riuscita perturbante del film.

“SEALSKIN” di Ugla Hauksdóttir

Dall’Islanda arriva invece “SEALSKIN” di Ugla Hauksdóttir, cortometraggio che mette in scena la magia del realismo nordico. La regia, elegante e minimale, è costruita sulle tonalità fredde e chiaroscurali di un paesaggio naturale che sembra disegnato con la china, riuscendo a trattenere sullo schermo la purezza e l’innocenza di una bambina raggiante, in grado di illuminare il dolore della perdita e la coscienza del padre. Ruotano attorno al tema della perdita anche il giapponese “SLOUGH” di Tanaka Haruna e “MÜNHASIR”, film della regista turca Yesim Tonbaz Güler. Il primo è perfettamente esemplificato dalle parole della stessa Haruna: “volevo che fosse un sogno ad occhi aperti”. Lo è. Protagonisti una madre che ha perso un figlio, un serpente e un ombrello giallo. Il secondo racconta di una donna alle prese con un pacco misterioso di cui è destinataria la figlia scomparsa.

“BEFORE THE TYPHOON COMES” di Chen Yun

Per il Portogallo “O NOSSO REINO” di Luís Costa, cortometraggio che De Cicco ha definito “un vero Poema visivo”. L’immagine, spinta da un’inerzia narrativa semplice e sottile, è ridotta al suo statuto elementare di veicolo visivo. Racconta, senza dichiarazioni e in uno spazio sospeso, una storia intima messa al salvo dai manierismi. Il formato in 4:3 accentua il lirismo sospirato delle inquadrature nelle quali si avverte il respiro di chi le attraversa. La suggestione è anche il terreno in cui si muove “BEFORE THE TYPHOON COMES” (anche questo girato in 4:3) del giovane regista cinese Chen Yun. Il film autobiografico è la rielaborazione di un lutto infantile dell’autore: il divorzio dei suoi genitori. Una regia evocativa sa cogliere i particolari nascosti, gli scarti migliori della scena (porzioni apparentemente innocue di realtà) e farne meraviglia cinematografica. Un corto bello e dal carattere profondo e multisensoriale. Chen Yun sa guardare il mondo e cogliere l’invisibile, usando molto bene il suono.

“THE LAST MERMAID” di Fi Kelly

“THE LAST MERMAID” di Fi Kelly e “LOS HONORES” di Sergio Barrejón sono racconti brevi accomunati, nella loro diversità, dal pregio di una scrittura solida ed efficace. Il cortometraggio britannico sfodera una sceneggiatura degna di un palco da Stand-Up Comedy dal sottotesto impegnato. Irresistibili lo humor e la presenza scenica di Janey Godley nei panni della protagonista Pearl, nome altisonante data la sua natura di ultima Sirena superstite nonché titolare di un sito per adulti a tema marino. Il film spagnolo dispone invece di una meccanica narrativa efficacissima dalle tinte thriller in grado di colpire fino all’ultimo. Così fa “L’ESCALE”, noir belga diretto da Pieter De Cnudde che ruota attorno a due oggetti misteriosi: una borsa piena di soldi e una biro. Gioiello dalle venature pulp.

Unico cortometraggio italiano in concorso è “UNA NUOVA PROSPETTIVA” di Emanuela Ponzano. Ambientato in un tempo storico che resta indefinito fino alla fine, il film in 4:3 racconta una storia per raccontarne molte, quella dei rifugiati in fuga dalle guerre. Il filo spinato è il fil rouge di ferro tra le epoche, in un racconto sull’importanza del ricordo e sull’attualità della memoria. Il male (quello di cui parla Levi nella citazione finale) è trattato con rispetto e senza retorica: non serve mostrarlo esplicitamente, per rievocarlo bastano i gesti, gli sguardi, le icone. Sul tema della guerra anche il film russo “MY SISTER’S MERCY” di Vladimir Koptsev, incentrato sull’invasione sovietica dell’Afghanistan nel 1982. Racconto brevissimo (8 minuti) che riesce a narrare quasi senza parole il contatto romantico, flebile e volatile, tra un soldato ferito e un’infermiera.

“UNA NUOVA PROSPETTIVA” di Emanuela Ponzano

Dodici film brevi che dimostrano con i fatti le parole del selezionatore Daniele De Cicco secondo cui: “il genere costituisce una gabbia di sicurezza. Una serie di regole che ne garantiscono l’efficacia”. Il cortometraggio per la sua natura “breve” è una forma di racconto in cui è fondamentale la scrittura e dove non ci si può permettere di trascurare i dettagli. Anche l’elemento più piccolo risuona infatti nella composizione finale per cui, citando Herman Hesse (La cura, 1925), è immancabilmente necessario «mentre si lavora alla costruzione prescelta e si avvitano i bulloni dell’intero meccanismo, l’avere sempre presenti, […], il tono e le proporzioni di tutto».

Francesco Dubini

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