“Things to Come” (“La vita futura”) di William Cameron Menzies

Nell’immaginaria città anglosassone Everytown è in corso la seconda guerra mondiale: guerra iniziata nel 1940 e che proseguirà fino al 2040. Questa è la ragione per cui i cittadini stessi, nipoti e i bisnipoti, non si ricordano nemmeno i motivi per i quali tale guerra fosse iniziata. Il film Things to Come è stato diretto da William Menzies, uno dei maggiori scenografi della storia del cinema, che crea un gioco visivo tra utopia e distopia.

Il film dà il nome alla retrospettiva elaborata dalla direttrice del Torino Film Festival Emanuela Martini, la quale avrebbe inizialmente pensato all’opera di Lang come film d’apertura. Dopo il recente restauro però, Metropolis è apparso in molteplici occasioni e di conseguenza è stato meglio optare per altro.

Things to Come non è chiaramente sullo stesso livello del film di Lang, non aveva avuto neanche all’epoca un grande successo al botteghino, ma visto oggi ha il suo fascino perché e offre molti spunti di riflessione. L’opera è un esempio di cinema lungimirante: è sorprendente che nel ’36 già si immaginasse il 21esimo secolo come l’epoca dell’uomo sottomesso alla scienza e alla tecnologia. L’uomo appare schiavo di strumenti di distruzione da lui creati, perché il progresso è visto esclusivamente in una dimensione negativa e pare un processo inarrestabile, come la guerra in atto da anni è infinita e senza motivazioni reali.

Sicuramente da un punto di vista tecnico Things to Come non è il migliore tra quelli prodotti in quegli anni, e forse ci sono alcuni elementi che risultano già vecchi per l’epoca. Se pensiamo che il film è stato girato nel 1936, e solo 4 anni dopo Welles darà vita a Citizen Kane, è facile rendersi conto di quanto il cinema fosse già più avanzato rispetto al livello di grammatica cinematografica e di tecnica che viene utilizzata nell’opera di Menzies.

Le scenografie, i costumi sono un insieme di stili che affondano le proprie radici nel cinema classico ma anche nell’espressionismo tedesco. L’opera risulta a tratti confusa e con poco filo logico, ma sicuramente colpisce proprio per la trama bizzarra e l’ambientazione a tratti surreale.

La retrospettiva Cose che verranno è interamente dedicata al cinema di fantascienza, in primis per un forte interesse per il genere da parte della direttrice.

Arancia Meccanica di Kubrick, Blade Runner di Ridley Scott, La Decima vittima di Elio Petri e Fahrenheit 451 di François Truffaut sono solo alcune delle opere che costellano la sezione, molto corposa e lunga, che durerà quindi almeno due anni.

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