“The Quiet Earth” (“La terra silenziosa”) di Geoff Murphy

La terra silenziosa. È proprio il silenzio la caratteristica più scioccante di questo lungometraggio del 1985 diretto da Geoff Murphy presentato all’interno della retrospettiva “Cose che verranno”.
Abituati ad un perenne brusio di sottofondo che circonda tutti noi, la completa solitudine del protagonista Zac spiazza lo spettatore soprattutto per la mancanza di rumori di qualsiasi tipo, dal cinguettio degli uccelli al perenne parlottio umano.

Zac, uno scienziato neozelandese, si risveglia nudo e sfatto in una squallida camera di motel. Il sole sorge come nei migliori film apocalittici; la sveglia non funziona, la radio non trasmette nulla.
Ci vogliono alcuni minuti per capire che la cittadina (e in seguito si capirà il mondo intero) è stata abbandonata nel giro di una notte.
L’uomo inizia un percorso che sembra diretto verso la follia. All’inizio cerca altri esseri umani, poi, rendendosi conto di essere rimasto da solo, sfrutta i benefici di quella situazione “rubando” tutto ciò che lo possa far vivere al meglio, persino una villa aristocratica.

All’improvviso spunta un secondo personaggio, la giovane Joanne, anch’essa convinta di essere rimasta sola, e da subito si crea un rapporto d’intimità fra i due, ovviamente sollecitato dalla mancanza di qualsiasi altra forma di vita. Ulteriore sorpresa quando al duo si aggiunge un terzo sopravvissuto, Api, un maori dal passato misterioso. I tre indagano e nel frattempo si godono la completa libertà derivata dall’assenza di costrizioni, orari e proprietà privata.
Dopo un certo periodo di tempo, scoprono che tutti e tre, nel momento del blackout, stavano per morire e forse per questo motivo si sono salvati.

Zac continua a fare ricerche e riesce a collegare gli elementi per capire le ragioni che hanno portato all’eliminazione del genere umano: questioni di ionizzazioni e barriere invisibili. Facendo calcoli più approfonditi comunica agli altri due che ci sarà una seconda ondata sterminatrice e il trio studia un piano per riuscire a salvarsi.
Nel frattempo, al discorso scientifico s’interseca quello sentimentale dal momento che il rapporto di coppia esclusivo tra Zac e Joanne si spezza inevitabilmente con l’arrivo di Api.

Gli ultimi minuti del film sono un susseguirsi di capovolgimenti: il maori e la donna tradiscono Zac nel laboratorio mentre aspettano che lui ritorni; nel frattempo Zac si schianta con un camion riempito di tritolo facendo esplodere se stesso, gli altri due, e l’edificio.
L’ultima sequenza spiazza nuovamente lo spettatore per il silenzio assoluto e per la vista del tutto inconsueta: Zac si risveglia, è vivo, ma questa volta a sorgere non è il sole, ma Saturno.

Fantascienza, apocalissi, sentimento, commedia ed effetti speciali anni ’80 si mescolano insieme restituendo un risultato originale e surreale.

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