“Heterophobia” di Goyo Anchou

Dopo la visione del bellissimo cortometraggio di Pappi Corsicato Pompei Eternal Emotion, qualcuno del pubblico lascia la sala, altri sono intimoriti dal prossimo film o forse solo dal suo titolo: Heterophobia. Cala il buio. Appare un personaggio, Mariano, che si masturba. Altri spettatori se ne vanno, schegge di perbenismo lasciano la sala. Mariano per un minuto è amore meccanico. Così si apre Heterophobia, “una rapsodia antipatriarcale”, lungometraggio di Goyo Anchou.

Stuprato da un eterosessuale, il giovane Mariano, “vile fantoccio del miraggio etero”, deve misurarsi contro la casta forte che, secondo il regista argentino, è quella fondata sul patriarcato, quella che sodomizza gli “altri” con la sua spropositata aggressività. Sputato sulla Terra, il protagonista è una minuscola traccia fangosa del volere di Dio ma anche un corpo che cerca il suo posto nel mondo. Mariano non accetta se stesso e rincorre amori non ricambiati, annegando nella delusione. Intrattiene alcune relazioni, la più importante è quella con un eterosessuale che, però, all’improvviso lo abbandona.  Ciò che lacera l’anima è quando Dio non si cura dei propri figli. Così Mariano si lega, attraverso un rito d’iniziazione, al culto del demonio. Il regista argentino descrive splendidamente il rito sovrapponendo alle sue riprese, simboli massonici e cabalistici o immagini tratte da film celebri come Cabiria, Maciste all’inferno e Zazie dans le métro. I classici fanno da cornice ad un film sperimentale, ipnotico e visionario e ad immagini instabili e vistosamente alterate che rimandano alla ricerca di Kenneth Anger o all’estetica di Derek Jarman.

Dopo Un chant d’amour di Jean Genet, Heterophobia può essere considerato il nuovo manifesto della cultura omosessuale, oggi più che mai viva nella società contemporanea. Goyo Anchou mira a rivoluzionare il sistema del patriarcato e dichiara che siamo ad un passo dalla rivolta. Mariano comprende che è inutile specchiarsi negli altri e nell’infelicità di eterosessuali insoddisfatti. Capisce che l’accettazione è la più grande forma di libertà che un individuo possa concedersi. Ora Mariano è felice col suo nuovo ragazzo. La sua nave è attraccata ad un porto sicuro e da lontano corre voce che, in un futuro prossimo, si supereranno le nuove colonne d’Ercole erette da macho privi di cervello, così tutto finirà in una flotta di baci ingenui capaci di demolire la noia di ciò che è definito normalità.

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