“Tragica alba a Dongo” di Vittorio Crucillà

Difficile situare quest’opera in una delle due categorie che, secondo Luigi Freddi, il Duce aveva elaborato riguardo la settima arte («I film si suddividono tra quelli di cui il pubblico si chiede come finiranno e quelli di cui lo stesso pubblico si chiede quando finiranno»). Per quanto riguarda Tragica alba a Dongo il pubblico si è invece chiesto quando l’avrebbe mai potuto vedere.

Questo film brevissimo di soli 37 minuti è stato girato nel 1950 da un giornalista, Vittorio Crucillà. Non è mai stato proiettato nelle sale pubbliche in Italia per l’opposizione del Governo italiano e le minacce di querela da parte della famiglia Mussolini; per tre volte – dal 1951 al 1953 – la Produzione chiese alla Commissione di Censura presieduta da Giulio Andreotti il visto per l’esportazione all’estero del film ottenendo sempre una bocciatura, in quanto Tragica alba a Dongo «avrebbe potuto danneggiare l’immagine del paese».

In realtà sembra che il motivo fosse il non voler indugiare su fatti storici e politici sui quali il governo italiano non voleva tornare. Per fortuna dopo tante sfortunate vicissitudini il film, di proprietà della famiglia Paternò, è stato ritrovato in una cantina, restaurato dal Museo del Cinema di Torino e finalmente proiettato al 33° Torino Film Festival.

L’intento del film era quello di documentare i fatti realmente accaduti tra il 27 e il 28 aprile 1945 – ovvero il tentativo di fuga verso la Svizzera di Benito Mussolini, della sua amante Claretta Petacci e di alcuni Ministri ed alti funzionari della Repubblica Sociale, scortati da una pattuglia tedesca e catturati dai partigiani presso il Comune di Dongo.

Parte dei protagonisti del film sono attori non professionisti, persone che hanno realmente partecipato a quanto viene raccontato: alcuni dei partigiani e i coniugi De Maria, che hanno ospitato Mussolini e Claretta Petacci nella loro ultima notte prima della fucilazione.

Più che dalle voci degli attori siamo guidati da un costante commento in voice over da parte di Crucillà stesso. I fatti si concatenano rapidi e veloci secondo quanto attestato dalla storia: tentativo di fuga, arresto e fucilazione di Mussolini. Tragica alba a Dongo è un film che a volte va oltre la semplice ricostruzione storica per dare spazio al suo lato mélo.

Complice la musica, il lato drammatico intrinseco dell’evento riesce a renderci partecipi, seppur in modo calibrato e scarno, di una sorta di tragedia. A volte viene sottolineato il lato umano dei due protagonisti, che tra l’altro vediamo ripresi sempre di spalle: sono due amanti che verranno giustiziati e vivono con angoscia le loro ultime ore.

Per un momento la nostra attenzione è portata a percepire il lato più intimo di Mussolini, non più il dittatore che parlava alle folle ma semplicemente un uomo. I due muoiono. Una scritta sancisce che l’Italia ha avuto giustizia per mano dei partigiani.

Come sempre, in guerra non ci sono né vincitori né vinti, ma sono tutti dei perdenti di fronte alla tragedia della morte.

Cristiana Caffiero

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