Convegno Internazionale “Pensare con gli occhi. La politica delle immagini nell’opera di Harun Farocki”

Lunedì 21 e martedì 22 novembre, presso l’Aula Magna della Cavallerizza dell’Università di Torino, si è tenuto il Convegno Internazionale Pensare con gli occhi. La politica delle immagini nell’opera di Harun Farocki. Un titolo “mirato e connotante”, come lo ha definito Giulia Carluccio – presidente del corso di laurea Dams e organizzatrice del Convegno insieme a Giaime Alonge, Luisella Farinotti, Barbara Grespi e Federica Villa – per un appuntamento che è il frutto di un lavoro sinergico tra quattro università italiane: l’Università di Torino, l’Università  di Bergamo, lo IULM Libera Università di Lingue e Comunicazione, e l’Università di Pavia. Si è succeduta nei saluti Patrizia Sandretto Re Rebaudengo che, con la Fondazione omonima, ha collaborato al progetto insieme al Torino Film Festival che, a sua volta, ha dedicato a Farocki una retrospettiva. La presidente ha invitato i presenti a visitare la video-installazione di Farocki  PARALLEL I, IV il cui allestimento è stato curato da Irene Calderoli ed è in mostra in via Modane 16 fino al 12 Febbraio.

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Thomas Elsaesser e Giame Alonge

Due giornate ricche e intense che hanno visto la partecipazione di relatori provenienti da università italiane e straniere, tra cui Christa Blüminger (Université Paris 8 Vincennes-Saint-Denis), tra le maggiori studiose di Farocki e Thomas Elsaesser (University of Amsterdam-Columbia University), che ha dedicato importanti studi all’artista e teorico tedesco scomparso due anni fa. Lo studioso, in apertura del suo intervento, ha evidenziato i topoi che caratterizzano l’opera e la riflessione di Farocki. Innanzitutto la sua personale concezione di “nuovo materialismo” secondo la quale – se registi del passato come Vertov e Ruttmann elaboravano rappresentazioni attraverso le immagini – al regista moderno non rimane che il recupero e la riproduzione di queste immagini.  Immagini di cui Farocki si è servito all’inizio della sua carriera per creare quella che è stata definita “un’archeologia delle immagini”. Il concetto di “operationial images”, ovvero di  “immagini operazionali”, al centro delle riflessionei di molti degli studiosi presenti, come Pietro Montani (Università di Roma-Sapienza) e Volker Pantenburg (Frei Universität Berlin): ovvero le immagini di sorveglianza nei contesti civili e militari, o le immagini delle simulazioni.  A Farocki interessa il lavoro o, meglio il “labour” celato dietro le immagini, che diventano strumenti necessari per la comprensione del mondo. Una cine-percezione della realtà che può escludere l’uomo, come nel caso delle immagini prodotte dalle macchine per le macchine, o delle immagini simultanee che corrispondono a pluralità di sguardi però invisibili. Questi quindi i punti su cui, con sfumature e accenti diversi, si sono concentrati i relatori che si sono succeduti al Convegno, partendo dall’analisi di film e di opere che vanno da Zwischen zwei Kriegen- Between two wars (1978) a Gegen-Musik (2004), da Ein Bild- An Image (1983) a Bilder der Welt und Inschrift des Krieges – Images of the World and the Inscription of War (1989).

Panel conclusivo con Antje Ehemann e Carles Guerra

Ha assistito ai lavori la moglie del regista Antje Ehmann che, dialogando con Carles Guerra (presidente della Fundació Antoni Tàpies di Barcellona) ha riflettuto sull’eredità di Harun Farocki. I due hanno raccontato la genesi di alcuni degli allestimenti più noti e di come il regista, pur non amando le installazioni museali che “lasciano troppa libertà allo spettatore” (P. Montani),  riuscisse a trovare il modo di guidare la visione. Altro tema della conversazione è stata l’importanza del museo come “ambiente mediale” che dà accesso alla conoscenza e il ricordo di quanto l’artista amasse i rumori dei musei che creano essi stessi un’atmosfera particolarissima e immersiva. Ehmann e Guerra hanno inoltre anticipato i progetti di tre mostre tra Valencia, Barcellona e Berlino, ovvero in quei nei paesi, Spagna e  Germania che, insieme alla Francia, hanno saputo valorizzare l’opera di Farocki molto prima di quanto non sia accaduto in Italia.

I lavori del Convegno sono stati accompagnati da tre selezioni di opere di Harun Farocki,  History of Cinema, Cinema and Beyond  e The Inscription of war, indispensabili per assimilare l’arte e il pensiero dell’artista-teorico tedesco. Ospitate all’interno nella sezione Onde, e proiettate nella sala 3 del cinema Massimo tra domenica e martedì, queste proiezioni non hanno fatto altro che confermare come per comprendere il cinema, sia ancora “necessario” andare al cinema! (e oggi anche al museo).

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