“The Love Witch” di Anna Biller

Anna Biller è una regista che si può definire “artigiana” in tutti i sensi: si occupa da sola della regia, della sceneggiatura, dei costumi, della fotografia, del montaggio e della produzione; in questo film per la prima volta non appare come attrice, scegliendo come protagonista la bellissima Samantha Robinson, in grado di unire la sensualità e l’empatia necessaria per dar vita a una figura di strega-sirena (un binomio che – come ha dichiarato la regista – è difficile da mettere in scena oggigiorno).

La regista, ammiratrice del cinema di Pasolini, giustifica la scelta della dimensione artigianale con motivazioni economiche e con la volontà di lavorare in sintonia con alcuni tradizionali e meticolosi lavori femminili come la tessitura e il ricamo.

Samantha Robinson in “The Love Witch” di Anna Biller

Samantha Robinson interpreta il sensualissimo personaggio di Elaine, la femme fatale per eccellenza, che ha alle spalle una grandissima sofferenza causata da un uomo, dalla quale è riuscita ad uscire grazie alla stregoneria. Vuole trovare il suo principe azzurro, ma la sua ricerca porta solo a numerosi fatti tragici, fino a quando non incontra un detective che indaga su di lei, il quale le sembra l’uomo capace di portarla a vivere nel mondo ideale che ha sempre sognato. Questo mondo ideale è rappresentato perfettamente nella scena del festino medievale in cui viene mostrato tutto ciò che la protagonista considera meraviglioso, ma che è impossibile da ottenere per colpa degli uomini. Proprio per l’incapacità degli uomini di amarla totalmente, fisicamente e spiritualmente, Elaine decide di possedere il cuore del detective in maniera totale, se pur estrema, strappandoglielo dal petto.

La storia è ambientata nella periferia di Los Angeles negli anni Sessanta, nonostante si possano notare telefoni e automobili che stonano in quanto di epoca posteriore. Simili anacronismi sono evidenti anche nella scelta dei colori che richiamano il vecchio Technicolor.

Nonostante sia stato inserito da alcuni critici all’interno del genere horror, la regista afferma che il film non presenta i caratteri strettamente riconducibili a quella categoria. Lo si può definire tale se si considerano unicamente i comportamenti e le azioni della protagonista, ma in effetti è evidente che ci siamo rimandi a generi diversi, dall’horror alla commedia erotica, alla parabola femminista e al thriller sempre in chiave fortemente ironica.

Si tratta quindi di un prodotto complesso, studiato nei minimi dettagli, dove si nota il lavoro minuzioso di un’artista che si può definire completa.

Anna Biller

 

 

 

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