“FINDING YOUR FEET – RICOMINICIO DA ME” di RICHARD LONCRAINE

Il 35° TFF ha finalmente aperto i battenti con la proiezione del film scelto per l’ingrato ruolo di pellicola inaugurale. Ingrato poiché, come sempre accade, a questo film è stata assegnata la responsabilità di fare da apripista alle proiezioni che questo festival ha in serbo, come sempre attingendo dai più disparati generi.

Finding Your Feet percorre la via di una leggerezza, per così dire, “compartimentale”: si può infatti ascrivere senza troppi ripensamenti al filone delle dramedy romantiche, della terza età nello specifico. E fa egregiamente il proprio lavoro: chi si recasse in sala a busta chiusa, senza avere informazioni sul film, capirebbe immediatamente che si tratta di una produzione inglese, vuoi per le gag intrise del tipico humour, vuoi per i campi lunghi che conferiscono a Londra un ruolo estetico di primo piano, con i tipici taxi “bombati” e il Big Ben che fa capolino durante uno degli spostamenti dei protagonisti.

Finding Your Feet è una storia quasi da manuale: il diegetico Canone in D maggiore di Pachelbel accompagna la protagonista (interpretata da Imelda Staunton) attraverso la scintilla dalla quale scaturisce la storia, che prevede un cambiamento importante e il recupero di un rapporto famigliare arrugginito dalla distanza degli stili di vita.
Da manuale è il prosieguo della trama, con i primi disastrosi confronti col mondo nuovo ai quali segue una progressiva integrazione. Questo approccio “by the book” non oscura il messaggio del film, che si può riassumere con l’italianissima formula del “non è mai troppo tardi”.

Nel dipanarsi, la trama risulta talora “americana”: abbiamo da una parte una formula di successione degli avvenimenti di sicura presa per il pubblico, e che strizza l’occhio a una idea di film pomeridiano che ci siamo sicuramente trovati a guardare durante le domeniche senza campionato, dall’altra abbiamo delle spannung che richiamano alla mente la commedia romantica statunitense o, per tornare nel Regno Unito, a Sophie Kinsella.

Anche uno spettatore dall’occhio meno allenato capirà anzitempo quali saranno i turning point della storia, ma non è necessariamente una cosa negativa in quanto – per chi apprezzi il genere – sarà sicuramente interessante osservare come il regista tratterà poi lo scenario che ci si è prefigurati.

Una riserva va mossa però al trattamento della location “esotica” in cui si svolge parte del film, che pur essendo teatro di eventi importanti e assolutamente non banali, è stata infarcita da due minuti di cliché che potrebbero risultare stucchevoli. Loncraine ha dichiarato che la scelta di filmarla così è un contrappunto al momento difficile che stanno attraversando i protagonisti.

Finding Your Feet è un buon film, e forse niente più, ma porta a casa un epilogo che lascerà nello spettatore più sensibile un groppo alla gola e diverse riflessioni sulle seconde possibilità.

 

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