“The Guest” di Adam Wingard

Il ritorno col botto degli anni Ottanta

I Peterson sono una famiglia perfettamente normale, ancora in lutto per la morte del loro primogenito Caleb, caduto in missione di guerra in Medio Oriente. Un giorno un ragazzo chiamato David Collins si presenta alla loro porta sostenendo di aver servito nell’esercito con Caleb e di avergli promesso di prendersi cura dei suoi cari. Mentre all’inizio viene accolto con diffidenza, David riesce in breve tempo a guadagnarsi la stima e l’affetto di tutta la famiglia, inclusa quella dei due fratelli di Caleb, Anna e Luke. Ma dopo una serie di episodi violenti che coinvolgono la piccola comunità, Anna comincia a sospettare che David nasconda qualcosa e che non sia realmente chi dice di essere.Il regista Adam Wingard e lo sceneggiatore Simon Barrett, che avevano già lavorato insieme in V/H/S e You’re Next, realizzano un film che è un omaggio agli horror e ai film d’azione anni ’80 a cominciare dalla fotografia dai colori molto studiati e dalla colonna sonora, con suoni creati dal sintetizzatore che ricordano i film di Carpenter (Halloween III su tutti).  La trama (un mix di thriller e commedia, che nell’ultimo atto del film si trasforma in horror) non annoia, alternando momenti di tensione ad altri di calma, e riuscendo a mantenere un tono leggero che permette al film di non prendersi  troppo sul serio, cosa purtroppo molto rara nel cinema odierno.

Il fascino di The Guest è in buona parte dovuto anche all’attore protagonista, l’inglese Dan Stevens (il Matthew Crawley di Downton Abbey), il quale sfoggia un look che ricorda il Ryan Gosling di Drive (film che ha molto influenzato The Guest, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto estetico). Il carisma di Stevens risulta immediato fin dalle prime scene e lo spettatore si ritrova inevitabilmente a fare il tifo per il suo personaggio, cosa che rende i successivi sviluppi della trama ancora più interessanti.

Non è necessario essere un grande conoscitore di b-movies anni ’80 o un appassionato di horror per apprezzare questo film (nonostante sia pieno di riferimenti a Terminator e al già citato Halloween di Carpenter) che costituisce una valida alternativa alle proposte moderne del filone orrorifico, ormai tutte basate sul gore e senza alcuna personalità. Mentre, di personalità, The Guest ne ha da vendere.

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