“For Now” di Herman Asselberghs e “Le rêve de Nikolay” di Maria Karaguiozova

Proiettati insieme nella sezione “TFFdoc” del Festival, For Now e Le rêve di Nikolay sono due documentari che, seppur molto diversi tra loro, condividono il tema dei sogni personali e della loro realizzazione.

For Now è un particolarissimo mediometraggio (32’) che racconta visivamente, insieme ad alcune riflessioni sussurrate dalla voce  narrante, le città che il filosofo Walter Benjamin desiderava visitare ma non conobbe mai, a causa delle persecuzioni naziste che lo portarono al suicidio. Herman Asselberghs, artista belga i cui lavori si concentrano sullo sfumato confine tra immagine e suono, poesia e politica, mondo e media, fa qui un film che si potrebbe dire benjaminiano senza però avere come tema Walter Benjamin. Tel Aviv, Ramallah, New York. Lunghe sequenze di immagini delle città. Strade, parchi, scene di vita quotidiana. Persone che aspettano, che passano, che ammazzano il tempo. Senza l’ausilio del sonoro ma con una voce narrante che bisbiglia, lo spettatore viene accompagnato alla riflessione sull’uomo, sul mondo, sul tempo. Tempo che, nelle inquadrature di Asselberghs, pare quasi sul punto di arrestarsi.

Le rêve di Nikolay racconta una storia molta diversa, ma per certi versi forse affine. Perché vera maledizione per un uomo è non aver realizzato il proprio sogno, ma forse anche averlo realizzato.

A metà anni ’80, in una Bulgaria ancora bloccata nella morsa del comunismo, un uomo decide di partire per un viaggio intorno al mondo con Tangra, la barca a vela che si è costruito da solo, dopo anni di lavoro nel giardino di casa. L’impresa di Nikolay è soprattutto simbolica: come l’uomo stesso racconta durante il film, c’erano strade più facili per raggiungere ugualmente il suo obiettivo. Nikolay voleva dimostrare a tutti i giovani della Bulgaria che, anche in un Paese così arretrato e stagnante, era possibile raggiungere i propri obiettivi. Il giro del mondo in barca quindi, come è metafora dell’abbattimento della cortina di ferro che bloccava il mondo e della conquista della libertà.

Il documentario (47’) è costruito interamente con filmati girati in Super8 da Nikolay durante la sua avventura, e interviste recenti in cui racconta la sua storia e parla della sua vita attuale. La regista Maria Karaguiozova imposta il suo lavoro per riflettere sul fatto che, con il passare del tempo, in un mondo in cui conta sempre di più ciò che è commerciale, l’impresa di quest’uomo è stata progressivamente dimenticata e ha perso d’importanza. «Ciò che più mi premeva comunicare», spiega la regista a proiezione conclusa, «è la discrepanza che c’è tra l’osservare il Nikolay della mia infanzia – un mito –  e quello attuale, quello dimenticato dal nostro Paese».

 

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