“FIGURAS” DI EUGENIO CANEVARI

“Ti piacciono i film in bianco e nero? No? A me nemmeno”: questa la domanda di Valeria a sua madre Stella, proprio in un documentario girato interamente in bianco e nero. Il film nasce, come riferito dal regista Eugenio Canevari, al Q&A presso il Cinema Massimo, da una forte esigenza: dopo aver conosciuto Valeria e la sua difficile situazione familiare, Canevari sentì il bisogno di fare qualcosa per tre persone che si stavano misurando con un male come la SLA sostanzialmente senza aiuti da parte di alcuna istituzione. Il materiale è stato raccolto grazie ad un’osservazione giornaliera ed a lungo termine della realtà di Stella, una donna un tempo molto attiva e poi costretta ad essere aiutata in ogni parte della sua vita quotidiana dalla figlia e dal compagno Paco, a sua volta afflitto da problemi di salute; non è dunque stato preparato alcun copione, mentre il compito del regista è stato di unire degli elementi per creare una storia accessibile per il pubblico.

Stella Maris Santo

In tal senso il lavoro di Canevari è senz’altro encomiabile: l’occhio della telecamera segue con discrezione e rispetto le tre figuras, senza vergognarsi di mostrare la malattia in tutte le sue parti e senza biasimare la figlia che ha difficoltà a gestire il cambiamento tanto profondo della madre. Le inquadrature spesso esplicitano la claustrofobia provata da tutti i personaggi negli stretti spazi dell’appartamento di Stella, mostrandoli circoscritti in cornici create da porte, stipiti e stretti corridoi. Vi sono poi gli intermezzi delle feste a cui partecipa Valeria la sera, che scandiscono le giornate.

Valeria e Paco

Stella non può più parlare, ma la sua tenera e vigile presenza oltre che visiva è sonora: Stella si sente ovunque, con il suo respiro, con il suo tablet su cui gioca continuamente con figuras interattive di animali per tenere la mente attiva, con i suoi western ad alto volume, con le sue canzoni rétro ed il tango argentino che balla con Paco grazie al deambulatore. La scelta programmatica del bianco e nero si inserisce in quest’ottica: Stella viveva in un altro tempo ed in un altro spazio, guardando western tutto il giorno, e Canevari ha reso questa distanza in tal modo.

Il film non si  sofferma soltanto sugli aspetti drammatici della vicenda per volontà esplicita del regista, ma inframmezza all’impotenza l’umorismo, portato soprattutto da Paco. Canevari e Valeria dichiarano che alla realtà sono stati aggiunti degli elementi di finzione allo scopo di meglio raccontare e ricostruire la storia di Stella, cui è dedicato il film.

Alla fine della proiezione alcuni spettatori si sono fermati ad abbracciare Valeria e Canevari, che ha detto loro: “Il film è per voi”. Noi lo ringraziamo.

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