Life After Beth

“Life After Beth” di Jeff Baena

C’era una volta a Zombieland…

Rampollo della middle class residente nel facoltoso quartiere di Brian Grove, Zachary Orfman (Dane DeeHan) perde l’amata fidanzatina Bethany (Aubrey Plaza) in seguito al morso di un serpente velenoso. Seguono elaborazione del lutto, chiacchiere sui budini che la ragazza mangiava da piccola, partite a scacchi fino alle tre di mattina con i genitori di lei Maury (John C. Reilly) e Geenie (Molly Shannon) che cercano di mantenere in vita il ricordo di Beth. Questa non tarda a farsi viva, come se niente fosse accaduto, come se si fosse trattato di uno scherzo di cattivo gusto.Inspiegabilmente sembra che qualcuno lassù abbia deciso che non era ancora il suo momento di fissare l’erba dalla parte delle radici. E Beth è pronta a riprendere la sua vita di prima senza avere neppure memoria di ciò che è stato. Complici i genitori di lei, Zach riprende la love story dove era stata interrotta e ad amare la sua ragazza come e più di prima. Ma troppe cose non tornano. Troppe stranezze che accadono nel rione mettono in allarme il ragazzo che, se prima ironizzava a denti stretti sul fatto di avere una ragazza zombie, ora inizia a crederlo per davvero. Sarà solo questione di tempo prima che tanti, tantissimi cari estinti risorgano alla luce del sole per riabbracciare gli amati famigliari… E possibilmente dare loro una morsicata.

Dimenticate Joe Dante. Lasciate perdere John Landis. Scordatevi anche il primo Ruben Fleischer. Jeff Baena, brillante esordiente, libera i revenants tanto cari a “papà” George Romero per le strade di una ridente Suburbia dove la Cabala ebraica si scontra con il voodoo haitiano, e lo yankee più yankee non si smentisce mai: in una mano stringe una Bibbia, nell’altra impugna una Desert Eagle, nutrendosi di cliché da cinema di serie B e di paranoia. I morti non riposano più in pace, ma si sono svegliati di cattivo umore e rivendicano diritti che sembravano essersi estinti con loro.

L’amore vince anche la morte, ma non vince certo la fame (i doppi sensi sugli appetiti di varia natura non si contano), e l’assurdità della vita agiata di certa borghesia statunitense si colora inevitabilmente di politically incorrect comedy cotta al sangue e condita con una colonna sonora strepitosa ad opera dei Black Rebel Motorcycle Club. “Sono uno zombie. Come diavolo dovrei comportarmi?”, sbraita la bravissima Aubrey Plaza al fidanzatino Dane DeHaan (altra grande rivelazione dal sottovalutato fanta-mockumentary Chronicle di Josh Trank in avanti) mentre s’ingozza avidamente. Eh, già. Come?

La natura umana – vivente e non – è al centro di questa bellissima fiaba fuori dagli schemi che mescola horror e dramma, inquietante ma al contempo divertente che parla con vera intelligenza di sentimenti fin troppo umani e di coppia, facendo serpeggiare tra le fila degli spettatori un dubbio tutt’altro che superficiale: davvero vorremmo veder tornare indietro le persone che ci hanno lasciato per un posto migliore?

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