“P’tit Quinquin” di Bruno Dumont

 

 

La serie tv che sembra un film

ARTE ha lasciato carta bianca al regista Bruno Dumont per realizzare questa mini serie TV. Alla serie hanno dedicato alcune pagine i Cahiers du Cinéma dello scorso settembre: nell’editoriale Stéphane Delorne ha presentato P’tit Quinquin come una “bomba” e vede nella serie un gesto radicale. I Cahiers la considerano la produzione più pazza che sia stata realizzata da molto tempo.P’tit Quinquin (Alane Delhaye) è un adolescente che vive a Boulonnais (villaggio della regione Pas-de-Calais) e  con i suoi amici cerca di trovare delle cose da fare per passare le lunghe e vuote giornate delle vacanze estive. Un giorno i ragazzi vedono un elicottero della gendarmeria sorvolare la spiaggia e poi fermarsi per sollevare da un bunker una vacca morta.  Il “comandante” Van Der Weyden (Bernard Pruvost), accompagnato dal suo sottoposto Rudy Carpentier (Philippe Jore), porta avanti l’inchiesta su questa macabra scoperta: una donna morta viene ritrovata nella pancia della vacca.

Da questo momento in poi  una serie di omicidi  si susseguono: Weyden e Carpertier indagano, ma non sembra esserci nessun indizio plausibile sull’identità del colpevole.  I fatti non sembrano turbare troppo gli abitanti del villaggio e nemmeno il gruppetto di ragazzi capeggiato da P’tit Quinquin, tant’è che  tutti continuano con le proprie abituali attività.

Bruno Dumont dichiara di aver voluto solo comici dilettanti e persone del luogo: “J’ai choisi de travailler avec des gens du cru qui évolouent naturellement dans le décor”. La comicità è data in primis dai personaggi stessi: P’tit Quinquin non è né carino né aggraziato, e le sue labbra parlano da sole senza che si impegni a fare molte smorfie. Il poliziotto è buffo, maldestro e totalmente incompetente. Sa molto bene che ci sono dei casi da risolvere ma non sa come farlo, e l’unica frase che pronuncia più volte è proprio: Carpentier, c’est un bordel!” (C., è un casino!).

Di fronte a personaggi comici e anche un po’ ridicoli, rimaniamo incanti dalla bellezza dei paesaggi: siamo in piena campagna francese in compagnia di vacche che pascolano libere, fattorie, colline verdi, mare limpido, cavalli bianchi, spiagge desolate e robusti contadini. il tutto poi fa contrasto con alcuni dettagli inquietanti come la testa mozzata in mezzo allo sterco dei maiali.

Scelta particolare quella di presentare una serie tv come questa al Festival , sia per la trama che per la durata piuttosto impegnativa (quattro episodi di 52 minuti l’uno per un totale di 3 ore e 28 minuti in sala). Il soggetto e il setting in place sono molto accattivanti, infatti la serie in Francia ha fatto subito centro: 1,5 milioni di telespettatori solo la prima settimana.  La serie è stata selezionata a la Quinzaine des réalisateurs del Festival di Cannes 2014 e anche al Festival Internazionale di Toronto, sempre edizione 2014 nella selezione Contemporary World Cinema. 

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