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Tre documentari sull’amore

Quest’anno la parola scelta dai curatori del Tffdoc è “Amore”. E ieri sera al cinema Massimo sono stati proiettati i primi due documentari di questa sezione: We Make Couples e Les amours de la pieuvre. Questi sono stati preceduti dal documentario di Jean-Daniel Pollet La femme aux cent visages che ci mostra ottanta opere d’arte – tra dipinti e sculture – regalandoci un bellissimo omaggio alla femminilità.

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“Romeo and Juliet” by Kenneth Branagh

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Annagiulia Zoccarato

Translation by: Silvia Cometti, Miriam Todesco

After last year success of Hamlet, played by Benedict Cumberbatch, the Torino Film Festival and the British theatre are united once again (Nexo Digital is responsible for distribution in Italy). This year, it’s time for another classic Shakespearean play: Romeo and Juliet. The tragedy of the star-crossed lovers has been adapted in many forms during the years: from Zeffirelli’s classic to the colourful Romeo + Juliet by Baz Luhrmann; set among Puerto Ricans in New York and in Nazis Prague. This year, the audience had the opportunity of tasting the London theatre scene of last season, thanks to the production of Romeo and Juliet, as staged by The Kenneth Branagh Theatre Company, the theatre company founded by the famous actor.

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“Romeo and Juliet” di Kenneth Branagh

Dopo il successo dell’Hamlet di Benedict Cumberbatch lo scorso anno, ritorna il connubio tra il Torino Film Festival e il teatro londinese, distribuito in Italia da Nexo Digital. Quest’anno tocca a un altro grande classico del teatro shakespeariano: Romeo e Giulietta. La tragedia degli amanti sfortunati è stata oggetto negli anni di numerosissimi adattamenti: dal classico di Zeffirelli al colorato Romeo + Giulietta di Baz Luhrmann; dall’ambientazione tra i portoricani di New York a quella nella Praga nazista. Al Festival di quest’anno gli spettatori hanno potuto avere un assaggio del panorama teatrale londinese della scorsa stagione con la produzione di Romeo and Juliet messa in scena da The Kenneth Branagh Theatre Company, compagnia teatrale del celebre attore inglese.

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“Los decentes” di Lukas Valenta Rinner

Quattro donne alle prese con un colloquio  per un lavoro da cameriera. Tra queste una in particolare catalizza l’attenzione: è più evasiva delle altre, ha un aspetto sciatto e trasandato e un viso che le dà più anni di quelli che dice di avere. Inizia così Los decentes, secondo lungometraggio di Lukas Valenta Rinner, dopo gli eclettici titoli di testa, che richiamano quelli di Godard nell’uso dei colori (il rosso e il blu) e che tramite la grafica, costituita anche da ideogrammi, indicano immediatamente la  coproduzione tra Austria, Argentina  e Corea del sud.

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Roberto Bolle – L’arte della danza by Francesca Pedroni

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Bianca Beonio Brocchieri

Translation by: Riccardo Abba, Barbara Lisè

There are only two male dancers that have really set a turning point in the history of classical ballet. They have been great innovators, men that have been able to set the foundation for a new era. The first one is Rudolf Nureyev. The other, Roberto Bolle. It is very rare for a dancer to be compared to Nureyev, who is almost unanimously considered one of the greatest of the 20th century. But Bolle and Nureyev share a common characteristic besides, needless to say, a superhuman talent: they tore down the boundaries of classical ballet, reaching a larger audience and rewriting the rules forever.

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“Roberto Bolle – L’arte della danza” di Francesca Pedroni

Nella danza classica solo due ballerini hanno creato delle cesure con il passato. Sono stati grandi spartiacque, figure che hanno saputo porre le basi per l’inaugurazione di una nuova era. Il primo è Rudolf Nureyev. L’altro, Roberto Bolle. Non è poca cosa paragonare un ballerino a Nureyev, ritenuto quasi all’unanimità uno dei più grandi danzatori del XX secolo. Ma Bolle e Nureyev hanno una caratteristica comune oltre, non c’è bisogno di dirlo, al sovrumano talento: hanno abbattuto le barriere della danza classica, raggiungendo un pubblico vastissimo e cambiando le regole del gioco.

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“Lady Macbeth” di William Oldroyd

Nel momento in cui sullo schermo cominciano a scorrere – muti – i titoli di coda di Lady Macbeth, la sala è immersa in un silenzio totale, perché quello che si è appena visto si è rivelato essere molto più di quanto ci si potesse aspettare. Spiazzante.

William Oldroyd, affermato regista teatrale con alle spalle un paio di corti, approda al lungometraggio portando in scena l’adattamento del racconto di Nikolaj Leskov Lady Macbeth del Distretto di Mcensk. Con la complicità della sceneggiatrice Alice Birch, lo trasforma però in una storia che potrebbe tranquillamente essere opera di un autore o di un’autrice della Gran Bretagna di metà Ottocento, quasi si trattasse di una versione gotica e lugubre delle vicende delle sorelle Brontë. Continua la lettura di “Lady Macbeth” di William Oldroyd

“Porto” di Gabe Klinger

Porto è una città nella quale studenti e gabbiani vivono a proprio agio e che riesce a incantare chi, come Jake e Mati, ha perso la propria libertà. Jake, sbandato disposto a qualsivoglia tipo di mestiere pur di stare alla larga dalle imposizioni familiari e Mati, studentessa attraente e brillante, ma non per questo meno afflitta da disagio esistenziale, si avventurano in un amore condannato a cedere alle imposizioni del destino. Continua la lettura di “Porto” di Gabe Klinger

Sully by Clint Eastwood

Versione inglese a cura del Master in Traduzione per il Cinema, la Televisione e l’Editoria Multimediale

Article by: Marco Bellani

Translation by: Silvia Cometti, Miriam Todesco

Almost ten years after “Gran Torino”, Clint Eastwood is back with another means of transport as a vehicle of ideas, stories, values. Then, it was a legendary Ford, symbol of national identity and anti-racism; now, it is the Airsways 1549 scheduled flight, driven by Captain Chelsey Sullenberger. Or, more simply and tenderly, it is like a “Cactus” flown by Sully in New York’s skies as if it were a kite.

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“Sully” di Clint Eastwood

A quasi dieci anni di distanza da Gran Torino, Clint Eastwood torna a utilizzare un mezzo di trasporto come veicolo di concetti, storie, valori. Là era una leggendaria Ford, simbolo di identità nazionale e anti-razzismo, qui è il volo di linea Airsways 1549 pilotato dal comandante Chelsey Sullenberger. O più semplicemente, e teneramente, un “Cactus” nei cieli di New York lanciato da Sully come fosse un aquilone.

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