Tutti gli articoli di Alessia Durante

“THE CONNECTION” DI SHIRLEY CLARKE

Nel 1959 il Living Theatre metteva in scena la pièce di Jack Gelber The Connection; due anni dopo la versione cinematografica arrivava a Cannes. Il Torino Fringe Festival ha proposto al pubblico torinese la versione restaurata del primo lungometraggio di Shirley Clarke, in una proiezione presso i suggestivi spazi dell’Unione Culturale Franco Antonicelli, che già aveva ospitato le opere della regista statunitense durante la seconda rassegna del The New American Cinema Group curata da Edoardo Fadini nel 1968.

Facile comprendere perché al momento della sua uscita il film abbia avuto vita difficile, subendo persino la censura per via del linguaggio troppo disinvolto nel trattare un tema già di per sé scottante come la tossicodipendenza. Una macchina da presa irrequieta, guidata da un cameraman e da una regista altrettanto irrequieti, ci permette infatti di vedere cosa avviene in un appartamento del Greenwich Village, mentre un gruppo di musicisti jazz eroinomani aspetta che arrivi il contatto che porterà loro la prossima dose. Il film, nel suo essere uno spassoso esempio di metacinema, è incredibilmente abile nel portare avanti una riflessione non tanto sulla droga quanto sulla dipendenza e sulla condizione umana, con diversi tocchi di ironia che gli permettono di dipanarsi e sciogliersi con fluidità.

L’opera, restaurata da Ross Lippman e distribuita da Reading Bloom, è inserita all’interno della nuova sezione Cinema del Torino Fringe Festival, che ha dedicato a Clarke la mostra Portrait of Shirley: un’inedita collezione di fotografie e video allestiti nella sala “Living” dell’Unione Culturale. Accanto alla mostra, durante la durata del festival, le performance di alcuni artisti e cineasti francesi e italiani protagonisti della rassegna “Pellicola in scena”, curata da Clizia Centorrino.

Tantissime occasioni da non perdere quindi in questo maggio torinese in pieno mood FRIdom!

“Normal” di Adele Tulli

Una ricerca di dottorato che si trasforma in un viaggio e diventa un film. Un percorso durato più di tre anni e che ha attraversato tutta l’Italia  allo scopo di provare a fare una mappatura di quello che potrebbe essere definito, oggi in Italia, il sistema dei generi.  Normal di Adele Tulli è un susseguirsi di immagini che tentano di restituire quelle che sono le convenzioni sociali legate ai concetti di mascolinità,  femminilità e sessualità di un paese che si racconta attraverso  gesti, parole e rituali che sembrano ancora troppo “limitanti”.

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TORINO FILM FESTIVAL 36: I VINCITORI

A poco più di una settimana dalla chiusura di questo Torino Film Festival c’è ancora spazio per tirare le somme, raccontare e commentare un’edizione, quella di quest’anno, che secondo le voci di corridoio, o meglio, di sala, è stata di un livello decisamente alto. Sarà perché quest’edizione ha visto – in più di una sezione  – esordire alla regia personalità che nel cinema lavorano già da un pezzo, o semplicemente perché è stata un’ottima annata; anche i numeri dimostrano che il festival continua a riscuotere un notevole successo e ad avere un pubblico che lo segue negli anni, e lo attende. Una conferma, insomma, della rilevanza che il TFF mantiene nel panorama dei festival cinematografici italiani nonostante i problemi di budget con cui ormai da qualche anno deve fare i conti, ma che non scoraggiano affatto il neo presidente del Museo Nazionale del Cinema, Sergio Toffetti. Continua la lettura di TORINO FILM FESTIVAL 36: I VINCITORI

“INCORRECTIONAL” DI CHRISTOPHER JASON BELL

“ I won’t say very much about the film. It is playful…and strange!” Presenta così, Christopher Jason Bell, il suo Incorrectional, film americano della sezione Onde di quest’anno. Non prima però di aver scattato una foto al pubblico in sala. Continua la lettura di “INCORRECTIONAL” DI CHRISTOPHER JASON BELL

LUNGA VITA A ERMANNO OLMI

È iniziata nel primo pomeriggio di mercoledì 28 e si è conclusa in tarda serata la retrospettiva dedicata dal Torino Film Festival a Ermanno Olmi, un’occasione non solo per ricordare il regista scomparso lo scorso maggio, ma soprattutto per festeggiarlo, come ha tenuto a precisare la figlia Betta Olmi presente per l’occasione. Insieme a lei il fratello Fabio Olmi, Maurizio Zaccaro, Cecilia Valmarana, Mario Brenta, Giacomo Campiotti e Gianluca Della Cappa.  Un flusso continuo, come lo ha definito in apertura la direttrice Emanuela Martini, pensato come tentativo di dare una fisionomia di quello che è stato Olmi, grande regista ma anche grande uomo, anticipatore e poeta. Continua la lettura di LUNGA VITA A ERMANNO OLMI

ITALIANA.CORTI – PROGRAMMA 2

Una porta rossa. Un ascensore. Noi dentro. È in questo modo che Anna Franceschini, autrice di What Time Is Love, ci fa entrare in un luogo strano e desolato. Siamo a Norimberga in un edificio dove, lo capiamo subito, vengono testati dei giocattoli. Lo scopo: quello di ottenere l’idoneità per entrare nella Comunità europea. Le  immagini, per lo più inquadrature fisse, si susseguono: un panda ballerino, una renna sassofonista, una trattore di plastica, un elefante di peluche subiscono quelle che sembrano vere e proprie torture, perché in fin dei conti, anche gli oggetti possono subire violenza. Continua la lettura di ITALIANA.CORTI – PROGRAMMA 2

“RIDE” DI VALERIO MASTANDREA

Probabilmente soltanto Valerio Mastandrea poteva intitolare Ride un film sul dolore e sul lutto: un titolo che proprio per questo diventa caustico e – come egli stesso ha affermato in conferenza stampa – anche un po’ troppo paradossale. Soprattutto considerato che la protagonista Carolina ride pochissimo in quei novanta minuti di buio e, anzi, se non fosse per quello che le (e ci) viene detto dagli altri personaggi, non la vedremmo ridere quasi per niente.

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“MADELINE’S MADELINE” DI JOSEPHINE DECKER

Una donna che parla di emozioni ad un gatto. Forse.
Una ragazza che fa le fusa a sua madre come se fosse un gatto.
Alcune donne che si muovono su un palco con addosso delle teste di maiale finte, inquietanti come se fossero vere.
Queste alcune immagini mostrate nei primi cinque minuti del nuovo lungometraggio di Josephine Decker che torna al Torino Film Festival con il suo ultimo film. La confusione che ne deriva è l’unico elemento certo che è permesso percepire allo spettatore, e si afferma immediatamente come marca di quest’opera, conturbante tanto nei contenuti che nelle modalità di rappresentazione. Continua la lettura di “MADELINE’S MADELINE” DI JOSEPHINE DECKER

“A Crackup at the Race Riots” di Leo Gabin

Leo Gabin è un collettivo belga il cui nome  è l’unione delle iniziali  dei nomi dei tre artisti che lo compongono. Un’unica entità a rappresentanza di tutti. Al centro del loro interesse c’è la transmedialità digitale. I Leo Gabin, oltre a occuparsi di arte visuale “tradizionale” e di installazioni, raccolgono materiale video, prevalentemente proveniente dal web, rielaborandolo attraverso un uso alquanto originale del found footage.

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“Wir sind die Flut” (“We Are the Tide”) di Sebastian Hilger

“L’ immaginazione può trasformare un’idea proveniente da una lezione teorica in una sconvolgente esperienza emotiva. Per questo abbiamo scelto di raccontare We Are the Tide come una moderno lungometraggio di science- fiction“. Queste le parole di Sebastian Hilger, regista del film Wir sind die Flut, in corsa in questo trentaquattresimo Torino Film Festival.

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Convegno Internazionale “Pensare con gli occhi. La politica delle immagini nell’opera di Harun Farocki”

Lunedì 21 e martedì 22 novembre, presso l’Aula Magna della Cavallerizza dell’Università di Torino, si è tenuto il Convegno Internazionale Pensare con gli occhi. La politica delle immagini nell’opera di Harun Farocki. Un titolo “mirato e connotante”, come lo ha definito Giulia Carluccio – presidente del corso di laurea Dams e organizzatrice del Convegno insieme a Giaime Alonge, Luisella Farinotti, Barbara Grespi e Federica Villa – per un appuntamento che è il frutto di un lavoro sinergico tra quattro università italiane: l’Università di Torino, l’Università  di Bergamo, lo IULM Libera Università di Lingue e Comunicazione, e l’Università di Pavia. Si è succeduta nei saluti Patrizia Sandretto Re Rebaudengo che, con la Fondazione omonima, ha collaborato al progetto insieme al Torino Film Festival che, a sua volta, ha dedicato a Farocki una retrospettiva. La presidente ha invitato i presenti a visitare la video-installazione di Farocki  PARALLEL I, IV il cui allestimento è stato curato da Irene Calderoli ed è in mostra in via Modane 16 fino al 12 Febbraio.

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Tre documentari sull’amore

Quest’anno la parola scelta dai curatori del Tffdoc è “Amore”. E ieri sera al cinema Massimo sono stati proiettati i primi due documentari di questa sezione: We Make Couples e Les amours de la pieuvre. Questi sono stati preceduti dal documentario di Jean-Daniel Pollet La femme aux cent visages che ci mostra ottanta opere d’arte – tra dipinti e sculture – regalandoci un bellissimo omaggio alla femminilità.

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“Los decentes” di Lukas Valenta Rinner

Quattro donne alle prese con un colloquio  per un lavoro da cameriera. Tra queste una in particolare catalizza l’attenzione: è più evasiva delle altre, ha un aspetto sciatto e trasandato e un viso che le dà più anni di quelli che dice di avere. Inizia così Los decentes, secondo lungometraggio di Lukas Valenta Rinner, dopo gli eclettici titoli di testa, che richiamano quelli di Godard nell’uso dei colori (il rosso e il blu) e che tramite la grafica, costituita anche da ideogrammi, indicano immediatamente la  coproduzione tra Austria, Argentina  e Corea del sud.

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