Tutti gli articoli di Gaia Verrone

“KRISTINA” di NICOLA SPASIC

Con molta delicatezza, Nikola Spasic ci racconta una storia in perfetto equilibrio tra realtà e finzione. Un racconto per immagini iniziato sei anni fa con l’obiettivo di realizzare un’opera il cui centro narrativo fosse un soggetto forte. La protagonista di questa storia, Kristina, è una donna transgender che colleziona oggetti di antiquariato, ama i gatti e vive in una casa dal design ricercato ed elegante. Un ambiente, questo, completamente in contrasto con il suo lavoro. La donna, infatti, è una sex worker ma la sua professione non è il fulcro di ciò che vediamo sullo schermo. Quella che ci viene mostrata è una quotidianità perfettamente scandita e organizzata che pare quasi disturbata dagli incontri con i clienti. E ciò che rende più significativo e interessante il film di Spasic è il fatto che Kristina non sia un personaggio recitato da un’attrice professionista, bensì una persona reale alla quale il regista e la sceneggiatrice si sono voluti ispirare per costruire il film. 

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A differenza di ciò che ci si potrebbe aspettare, il sesso è un elemento esterno al film, sostituito dalla grande fede e spiritualità di Kristina. Molto significativo è l’incontro con Marko, un ragazzo conosciuto per caso e nel quale la protagonista continuerà a imbattersi ripetutamente, al punto da indurla a domandarsi se la presenza dell’uomo sia reale o il frutto della sua immaginazione. Durante un appuntamento i due hanno un dialogo intenso che li porta a confidarsi l’uno con l’altra e a parlare della loro fede. E con un gioco di campo-controcampo che, durante la scena, non li inquadra mai insieme, anche nello spettatore comincia a sorgere il dubbio sull’effettiva esistenza di Marko.

Kristina si rivela il luogo d’incontro tra la messa in scena e l’autenticità umana. Un omaggio a una vita “diversa” che trova la sua massima espressione nella scena finale, quando lo spettatore si trova a riflettere mettendo inevitabilmente in discussione anche sé stesso. Attraverso lo sguardo creativo del regista, Kristina diventa una persona alla quale è stata restituita appieno la propria dignità. 

Gaia Verrone

Articolo uscito su «la Repubblica» il 2 dicembre 2022

“CINQUE UOMINI, UN DIARIO AL DI LÀ DELLA SCENA” DI COSIMO TERLIZZI

Antonio, Abder, Bartek, Boubacar e Dorin sono i protagonisti del nuovo documentario di Cosimo Terlizzi che, attraverso un collage di vecchi filmati amatoriali, ci restituisce un frammento dell’intimità e della vita dei cinque attori. Un’opera intima che testimonia ciò che accade lontano dal palcoscenico e dai riflettori, rappresentando la vita dell’attore nel momento in cui non sta più mettendo in scena la sua arte.  

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“Non sono bravo a filmare e ancora meno a parlare davanti all’obiettivo, ma ho deciso di fare un diario della tournée per registrare i sentimenti e i dubbi al di là della scena”, queste sono le prime parole dette in camera da Antonio quando, nel 2008, decidee di filmare i suoi compagni di scena durante la tournée del loro spettacolo, Cinq Hommes, immortalando viaggi in treno, passeggiate notturne e, soprattutto, i momenti condivisi nel camerino e dietro le quinte. Nel corso documentario siamo accompagnati dalla voce in voice over di Antonio che ci narra ciò che stiamo vedendo, trasportandoci all’interno delle immagini.  

Quello realizzato da Terlizzi, in soli 62 minuti, è un omaggio alla figura dell’attore, mai disgiunta però dalla sua condizione di uomo. Questo consente allo spettatore di entrare in punta di piedi nel camerino e di osservare la gioia, la soddisfazione, la delusione e la frustrazione che i cinque uomini hanno vissuto insieme. La scelta di lasciare riprese e sonoro al loro stato amatoriale è in grado di donare al girato un valore aggiuntivo, trasmettendo in chi guarda quella nostalgia che si prova nel rivedere immagini del passato.  

Protagonista indiscusso del documentario, però, è il camerino. Un luogo di passaggio, fisico ma immateriale. Un “non luogo” all’interno del quale tutto si muove nell’ombra e nel silenzio. Lo spettatore viene così invitato in quello spazio del quale conosce l’esistenza ma che, allo stesso tempo, gli è sconosciuto. Un luogo privato, che esclude lo sguardo esterno nel quale siamo invitati a entrare solo grazie all’obiettivo di Antonio.  

Gaia Verrone

EASTWOOD & EASTWOOD

I cinquant’anni di carriera di Clint Eastwood sono l’oggetto del documentario Clint Eastwood: A Cinematic Legacy firmato Gary Leva e commissionato dalla Warner Bros. Leva ha ricostruito sullo schermo la lunga carriera di uno degli ultimi grandi registi classici del cinema americano, passando per la molteplicità dei generi che ha affrontato e per un’analisi del suo metodo di lavoro. Montaggio invisibile, autenticità del racconto e personaggi che diventano eroi per caso sono l’emblema del cinema di Eastwood. 135 minuti in cui ripercorriamo la sua carriera, dal suo debutto televisivo alle collaborazioni con Siegel e Leone, dalle prime esperienze di regia fino a oggi.

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“IL MUTO DI GALLURA” DI MATTEO FRESI

Ispirato ai fatti realmente accaduti narrati nell’omonimo romanzo del 1884 di Enrico Costa , Il muto di Gallura è l’unico lungometraggio italiano in concorso al TFF 39. Nella Sardegna di metà Ottocento, una faida scoppia tra due famiglie galluresi innescando un conflitto che attraverso una catena di torti reciproci si protrae per diversi anni; in nome dell’antica e sacra legge del taglione, ben 70 persone vengono uccise, molte per mano di un ragazzo sordomuto, Bastiano Tarsu.

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“SING 2 – SEMPRE PIÙ FORTE” DI GARTH JENNINGS

Ad aprire la trentanovesima edizione del Torino Film Festival è Sing 2 – Sempre più forte scritto e diretto da Garth Jennings, in anteprima internazionale. In questo nuovo capitolo Buster Moon e i suoi amici intraprendono un viaggio che dalla piccola realtà del Moon Theatre li porta nella sfavillante Redshore City in cerca di una nuova avventura, una nuova possibilità per provare al mondo il loro valore guadagnandosi uno spettacolo al Crystal Tower Theatre. Anche se in un primo momento ottengono ciò che desiderano grazie all’insperato favore del destino, presto vengono travolti dalle difficoltà che si nascondono dietro ogni angolo. A complicare il tutto poi, c’è la “piccola” bugia detta da Moon per apparire migliore agli occhi del magnate che deve produrre lo spettacolo e che lo porterà a rischiare ben più del raggiungimento dei suoi obiettivi confrontandosi con la realtà di un settore competitivo e, talvolta, crudele.

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