Tutti gli articoli di Giorgia Bertino

“ULYSSE & MONA” DI SÉBASTIEN BETBEDER

Ulysse è un artista misantropo di mezza età che conduce una vita da eremita in una vecchia villa in mezzo ai boschi. Mona è una giovane pittrice che cerca nuovi stimoli e la giusta ispirazione per la propria inclinazione artistica. Innamoratasi dell’arte concettuale dell’uomo, decide di raggiungerlo nella sua dimora e, dopo numerosi e insistenti tentativi, lo convince ad assumerla come sua assistente. Quasi contemporaneamente all’incontro con la giovane studentessa, Ulysse scopre di avere un tumore al cervello che sembra presentarsi come la giusta occasione per rimediare a tutti gli errori che pesano sulle sue spalle. Mona lo accompagna in questo viaggio di riscatto e riconciliazione con i fantasmi del passato, dal rapporto sofferto con il figlio alla relazione difettosa con la moglie, conquistando la fiducia di Ulysse e scavalcando le rigide barriere con cui l’uomo tentava di allontanare e proteggersi da qualsiasi emozione. Continua la lettura di “ULYSSE & MONA” DI SÉBASTIEN BETBEDER

“JULIET, NAKED” di JESSE PERETZ

Tucker Crowe è una delle rockstar più acclamate degli ultimi anni Novanta. Nel 1998 esce il suo ultimo album, Juliet, dedicato ad un amore tormentato, e poco dopo il musicista annuncia il suo misterioso ritiro dalle scene. Vent’anni dopo Tucker Crowe è una meteora dimenticata e il suo ricordo vive solo nell’ossessione morbosa di uno dei suoi fan più affezionati. Duncan è un professore universitario sulla quarantina, vive in un piccolo paesino fuori Londra, è appassionato di musica e devoto al suo idolo americano. Annie è la sua compagna, gestisce il museo di Storia naturale da quando il padre è morto e per lei Tucker Crowe è solo il volto che tappezza le pareti di casa e la voce che risuona ogni giorno nella stanza di Duncan. Quando a casa loro viene recapitato Juliet, Naked, la versione originale e grezza dell’album di Crowe, Duncan lo battezza come il capolavoro indiscutibile della rockstar, tessendone le lodi nel suo blog dedicato, mentre Annie esprime il tuo totale disaccordo lasciando un commento velenoso sulla pagina web.

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“WILDLIFE” di PAUL DANO

C’è chi se lo ricorda silenzioso e imbronciato, nascosto dietro un folto ciuffo di capelli neri in Little Miss Sunshine, o nei panni di uno scrittore in crisi che s’innamora di uno dei suoi personaggi in Ruby Sparks; per i più cinefili, è anche un attore soffocato dal peso di una carriera nata e finita nei blockbuster in Youth – La giovinezza e, per i più curiosi, il migliore amico di un cadavere con i super poteri nell’eccentrico Swiss Army Man. Insomma, di film Paul Dano ne ha fatti parecchi, lavorando con registi del calibro di Paul Thomas Anderson, Ang Lee, Steve McQueen, Paolo Sorrentino, Denis Villeneuve. Ed è importante tenerne conto se si ha davanti l’opera prima di un trentaquattrenne che, dopo anni di recitazione di un certo livello, decide di misurarsi con la regia.

Wildlife – in concorso al TFF36 – è il racconto lento e trasparente dell’implosione di una famiglia americana trasferitasi in Montana.

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“MA VIE AVEC JAMES DEAN” DI DOMINIQUE CHOISY

Ma vie avec James Dean è uno dei Cinque pezzi facili scelti da Giovanni Minerba per l’omonima sezione del Lovers Film Festival. «Ho avuto il piacere e la voglia di vedere quasi tutte le pellicole arrivate e, a un certo punto, è successa una cosa bella: ho trovato in selezione un film dal titolo Ma vie avec James Dean; ovviamente mi sono subito incuriosito e l’ho guardato, mi è piaciuto e ho chiesto di averlo nella mia Cart Blanche. Spiegare perché però non è così semplice, […] la mia curiosità nasceva dal fatto che, ben ventisei anni fa, con Ottavio Mai avevamo scritto un film, che stavamo per realizzare, dal titolo Somigliava a James Dean; la storia era ovviamente diversa da quello che ci racconta in questo film Dominique Choisy, che è quasi un dramma alla Jean Genet; entrambe le storie però sono bizzarre e ironiche e servono per raccontare la bellezza, l’amore e un’icona del grande cinema».

Ed è proprio di questo che tratta il film: la bellezza e la semplicità dei sentimenti, l’amore visto nella sua irrazionalità e imprevedibilità, la vita che scorre impacciata attraverso una serie di sfortunati eventi. Continua la lettura di “MA VIE AVEC JAMES DEAN” DI DOMINIQUE CHOISY

“Un beau soleil intérieur” di Claire Denis

Un beau soleil intérieur è un film sulla crisi. C’è una donna di mezza età (Isabelle, interpretata da una splendida Juliette Binoche) che ha ancora voglia di trovare l’amore, sospesa tra disillusione e disperazione; ci sono i numerosi amanti che si sono succeduti dopo la fine della relazione col padre di sua figlia, Francois, tutte naufragate tristemente; c’è, tra tutti questi amanti, quello che l’ha segnata di più, trascinandola in un rapporto clandestino morboso, fatto di rincorse, promesse non mantenute, scuse pretestuose; c’è, anche, l’attore affascinante che le ha promesso un amore difettoso ma passionale, o, ancora, l’uomo che ha provato a garantirle l’amore, quello vero, ma vissuto a metà, senza coinvolgerla in toto nella propria vita; c’è, infine, il ritorno dell’amore che non può fare a meno di tornare: ancora Francois, il padre di sua figlia, che però è ormai un amore difettoso, superato, irrecuperabile. Continua la lettura di “Un beau soleil intérieur” di Claire Denis

Italiana.corti: Il continente misterioso

Al Torino Film Festival c’è spazio anche per i cortometraggi. La sezione Il continente misterioso di Italiana.corti quest’anno ha come fil rouge il viaggio introspettivo di un uomo che tenta di riscoprire e comprendere se stesso attraverso un dialogo intimo con la natura e con l’immagine. Continua la lettura di Italiana.corti: Il continente misterioso

“KINGS” di Deniz Gamze Ergüven

Los Angeles, 1991. Le televisioni di tutti i cittadini sono sintonizzate sullo stesso canale. Sullo schermo vibrano le immagini del 3 marzo dello stesso anno, quel nefasto giorno in cui quattro poliziotti (Stacey Koon, Laurence Powell, Timothy Wind e Theodore Briseno) aggredirono brutalmente il tassista afroamericano Rodney King al termine di un lungo inseguimento. Segue, sempre in televisione, il processo in tribunale, che si conclude con il proscioglimento di tutti e quattro dall’accusa di aggressione. Tredici giorni dopo la quindicenne afroamericana Latasha Williams viene uccisa con un colpo di pistola da Soon Ja Du, proprietaria del market in cui la ragazzina si era recata per comprare una bottiglia di succo d’arancia. La donna nota Latasha infilare la bottiglia nella tasca posteriore dei pantaloni e la accusa di volerla rubare; dopo un breve scontro fisico, la donna afferra la pistola da sotto il bancone e le spara alla testa. La ragazza muore sul colpo e ad immortalare il tutto c’è lo sguardo impietoso della videocamera di sicurezza. Continua la lettura di “KINGS” di Deniz Gamze Ergüven

“TITO E GLI ALIENI” di PAOLA RANDI

“Nello spazio ogni particella ha una voce”: Paola Randi, regista di Tito e gli alieni, sceglie la fantascienza come terreno di sperimentazione da cui partire per raccontare la storia di una famiglia un po’ inusuale. Anita, sedicenne insofferente, e il fratellino Tito, sette anni e già un perfetto “scugnizzo” che sa il fatto suo, dopo la morte di entrambi i genitori vengono affidati allo zio (un intenso Valerio Mastrandrea), ex professore e ora scienziato in crisi rintanato nel deserto del Nevada.

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“LA FELICITÀ UMANA” DI MAURIZIO ZACCARO – CONFERENZA STAMPA

“Che cos’è la felicità?” è una domanda che tutti ci siamo posti almeno una volta nella vita: diverse le risposte, ma forse tutte limitate ad un’interpretazione individualista della felicità. Esattamente quello che Maurizio Zaccaro ha voluto evitare quando ha deciso di partire da quest’interrogativo per realizzare La felicità umana.

“Forse il pubblico dal titolo del film si aspettava una serie di interviste alla gente comune per strada, ma per me la felicità è un termine prettamente economico” spiega il regista nella conferenza stampa. Il discorso di Zaccaro si pone subito in termini sociali e politici: è impossibile parlare di felicità senza essere consapevoli di cosa sta accadendo nel mondo, bisogna assumere un punto di vista che vada oltre la nostra personale interpretazione e che possa abbracciare una visione più ampia possibile, che tenga conto in primis della felicità come benessere sociale. Continua la lettura di “LA FELICITÀ UMANA” DI MAURIZIO ZACCARO – CONFERENZA STAMPA

“I figli della notte” di Andrea De Sica

“Mi sono detto: ma se prendessimo una storia di ragazzi e la rappresentassimo come se fosse Shining? Mi piaceva raccontare una storia di adolescenza ma come se fosse un film horror, perché l’adolescenza a volte può essere decisamente horror”. Con queste parole Andrea De Sica presenta I figli della notte, film in concorso al Torino Film Festival 2016, giustificando la scelta di un genere lontano dalle tendenze del cinema italiano contemporaneo. Non una commedia sui giovani, quindi, né tantomeno un film “sulla solita freddezza dei ragazzi ricchi”: De Sica cerca l’empatia tra personaggi e spettatore proponendo un horror teen rivisitato e decisamente fuori dagli schemi. Continua la lettura di “I figli della notte” di Andrea De Sica

Gabriele Salvatores e i suoi cinque pezzi facili – Conferenza stampa

La mattinata di conferenze stampa di sabato 19 novembre si conclude con l’intervento di Gabriele Salvatores, guest director della trentaquattresima edizione del TFF. Le domande vertono inevitabilmente sulla scelta dei cinque pezzi facili che hanno dato il nome ad una delle sezioni del festival di quest’anno. Il film prediletto, racconta il regista, è senza dubbio Jules et Jim, emozionante e dolcemente evocativo fin dal titolo e fedele custode del ricordo di un giovane Salvatores che da semplice spettatore diventa un cinéphile consapevole.

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CONFERENZA STAMPA DI CHIUSURA DEL 35º TFF

Dopo nove giorni intensi, si conclude la trentacinquesima edizione del Torino Film Festival.

Emanuela Martini apre la conferenza stampa di Sabato 2 dicembre con i ringraziamenti ufficiali, prima di annunciare i premi collaterali del festival. La scuola Holden quest’anno assegna il Premio Scuola Holden per la miglior sceneggiatura del concorso Torino 35 a The Death of Stalin di Armando Iannucci, definendolo “una rivisitazione di un pezzo di storia terribile stravolta nel comico (addirittura british) e sostenuta da una sceneggiatura classicamente compatta”.

Anche il Premio Achille Valdata per il miglior film di Torino 35 va al film di Iannucci, “per aver affrontato con ironia e cinismo una drammatica pagina di storia”.

Il premio Avanti va a Don’t forget me di Ram Nehari “per la capacità dell’autore e del suo cast di narrare la favola possibile tra due sognatori scombinati, costruita partendo da un’esperienza di prima mano con il disagio mentale, attraverso uno sguardo immersivo che si astiene dal giudicare e ricorda, senza rinunciare ai toni ironici, perfino dark, il discrimine sottile che c’è tra normalità e malattia”.

Foto con il cast di Don't Forget Me TFF35
I due protagonisti e il regista di Don’t forget me con alcuni dei nostri colleghi.

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“Marie et les naufragés” (“Marie and the Misfits”) di Sébastien Betbeder

Una commedia divertente dal retrogusto agrodolce che racconta la storia di un triangolo d’amore dai risvolti stravaganti alla Wes Anderson, ma con la comicità leggera della commedia francese. È questa la squisita ricetta che propone Sébastien Betbeder in Marie et les naufragés, un film deliziosamente anticonvenzionale, che parte dalla commedia per farne qualcosa di più complesso: si ride parecchio, questo è certo, ma la comicità delle singole situazioni porta sempre ad una riflessione sulla complessità della vita e dei rapporti umani.

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