Tutti gli articoli di Valentina Velardi

“THE LOST DAUGHTER” DI MAGGIE GYLLENHAAL

La decisione di Leda (Olivia Colman) di trascorrere una vacanza in Grecia all’insegna dell’ozio viene insidiata da vicini chiassosi e sinistri che ne turbano la quiete e destano la sua curiosità, innescando una fatale dinamica di attrazione e repulsione. A catturare il suo sguardo è in particolare la giovane Nina (Dakota Johnson) il cui rapporto di complicità e conflitti con la figlia piccola ne fa presenza fantasmatica della sé del passato (Jessie Buckley) e della sua maternità dolorosa.

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“ALONERS” DI HONG SEONG-EUN

Impiegata modello nel call center di una compagnia di carte di credito, Jina (Gong Seung-yeon) è una ragazza schiva e riservata, saldamente ancorata alle proprie abitudini, al placido susseguirsi di luoghi e gesti che scandiscono le sue giornate, divise tra il suo piccolo appartamento di ringhiera e il luogo di lavoro.

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“DER MENSCHLICHE FAKTOR” DI RONNY TROCKER

«Ho l’impressione che più massiva è la nostra comunicazione e più prospettive e opinioni consumiamo, più superficiale questa comunicazione diventa». Così Ronny Trocker commenta il soggetto del suo film che, osservando le reazioni dei diversi membri di quella che sembra una perfetta famiglia tedesca – istruita, benestante e bilingue – a seguito di una piccola effrazione nella loro casa al mare, indaga i rapporti umani e le dinamiche, spesso disfunzionali, che li sottendono.

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“LA TRAVERSÉE” DI FLORENCE MIAILHE

Evanescente e al contempo materico, l’universo espressivo a cui l’animatrice Florence Miailhe dà forma con La traversée riesce a coniugare atmosfera fiabesca e crudo realismo, restituendo con estrema evidenza la forza di una storia universale, archetipica, quella di chi è costretto ad abbandonare la propria terra e, esule, si barcamena per arrivare altrove.

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“NOTRE ENDROIT SILENCIEUX” DI ELITZA GUEORGUIEVA

Aliona Gloukhova arriva in Francia con l’intento di disimparare la sua lingua d’origine, il bielorusso, per trovare, nell’acquisizione del nuovo idioma, quella autenticità scarna e quel distacco di cui ha bisogno per raccontare della scomparsa di suo padre, di un lutto che non è fino in fondo tale. L’indeterminatezza di una lingua sconosciuta come unico mezzo per restituire l’indeterminatezza di un evento o l’assenza.

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“MÃES DO DERICK” (MOTHERS OF DERICK) DI DÊ KELM

Presentato nella sezione Internazionale.doc, il film mostra la vita di una famiglia non monogama e anticonvenzionale composta da un bambino di nove anni, Derick, figlio biologico di Tammy, e dalle altre tre madri che lo crescono: Bruna, Shiva e Ana.

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“WILDFIRE” DI CATHY BRADY

Intimista e al contempo politico, l’esordio al lungometraggio della regista Brady mostra l’impatto psicologico transgenerazionale del conflitto nordirlandese attraverso la storia di due sorelle.

Girato al confine tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, il film prende avvio quando Kelly (Nika McGuigan), scomparsa in seguito alla morte della madre, ritorna all’improvviso nella piccola cittadina da cui era scappata, irrompendo nella vita di sua sorella Lauren (Nora-Jane Noone).

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“THE SALT IN OUR WATERS” DI REZWAN SHAHRIAR SUMIT

Rudro (Titas Zia), giovane artista in cerca di ispirazione, decide di lasciare la caotica vita della capitale Dhaka e intraprendere un viaggio in una remota isola di mangrovie sul delta del Bangladesh. Inizialmente accolto dalla piccola comunità locale, un ristretto gruppo di famiglie che si sostenta grazie alla pesca, Rudro si ritrova ben presto frainteso e poi ostracizzato dagli abitanti del villaggio. Questi, guidati dal Messere (Fazlur Rahman Babu), imam e capo locale, guardano prima con sospetto e in seguito con aperta disapprovazione le sue istallazioni così come le sue abitudini.

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“L’APPRENDISTATO” DI DAVIDE MALDI

Dopo Frastuono, presentato al TFF nel 2014, Davide Maldi realizza il secondo capitolo di una trilogia sull’adolescenza. Il film, presentato nella sezione TFFDOC/italiana, parte da un presupposto ben preciso: ricercare un contesto in cui dei ragazzi siano portati sin dalla giovane età a imparare un mestiere e, di conseguenza, ad accelerare il proprio percorso di crescita. Da qui deriva la decisione di segire il primo anno scolastico di una classe di cinque studenti di un istituto alberghiero.

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“HRA” DI ALEJANDRO FERNÁNDEZ ALMENDRAS

«Da a qualche tempo vivo in Repubblica Ceca e poco per volta ho scoperto la sua cultura e, soprattutto, la sua grande storia cinematografica; per questo ho voluto fare un film che fosse un omaggio al cinema ceco degli anni Sessanta»: il regista cileno introduce così la prima proiezione del suo Hra al Torino Film Festival.

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“LE RÊVE DE NOURA” DI HINDE BOUJEMAA

Il sogno di Noura (Hend Sabri) è quello di chiudere il prima possibile le pratiche del divorzio per poter finalmente vivere con il suo amante, Lassaad (Hakim Boumsaoudi). La sua vita finora non è stata facile: suo marito è in carcere e ha dovuto crescere i suoi tre figli da sola e al contempo mantenerli lavorando come lavandaia in un ospedale. Nonostante tutto però è felice, è riuscita a emanciparsi, a trovare un suo equilibrio. A romperlo è l’improvvisa scarcerazione di Jemal (Lotfi Abdelli), che rientra prepotentemente nella sua esistenza, sconvolgendola.

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