Tutti gli articoli di Vanessa Mangiavacca

“MY FUCKING PROBLEM” DI ANNE VAN CAMPENHOUT

Nonostante la grande diffusione del vaginismo nel mondo femminile, si tratta di una patologia che resta ancora nell’ombra, di cui le donne parlano con estrema difficoltà e di cui molti non conoscono affatto l’esistenza. Perché chi soffre di vaginismo non è colpito da un’ossessione incontrollabile per l’organo femminile, tutt’altro. Il vaginismo è un processo psicofisiologico complesso che impedisce qualsiasi penetrazione vaginale. L’atto sessuale è dunque impossibile, il pene non riesce ad entrare senza provocare dolore; gli organi genitali sono normali ma, a qualsiasi tentativo di penetrazione (persino gli esami vaginali devono essere effettuati, talvolta, sotto anestesia) l’apertura vaginale si serra con una contrazione involontaria dei muscoli.

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“VEM SKA KNULLA PAPPA?” DI LASSE LÅNGSTRÖM

Vem ska knulla pappa? (Who will fuck daddy?) è un titolo che rimarrà impresso per un po’ di tempo nella mente di coloro che hanno avuto la (s)fortuna di imbattersi in questo film. Antiffa Vänsterfitta e Lasse Långström sembrano non voler porre freno alle loro fantasie e depravazioni, conducendoci in un viaggio altrimenti difficile da immaginare. Una sorta di favola queer con la Q maiuscola, da inserire nel panorama undeground LGBT svedese, ambientata in una foresta misteriosa e fatata, in cui dominano le tinte del rosa, del viola, tra una popolazione totalmente al femminile. Continua la lettura di “VEM SKA KNULLA PAPPA?” DI LASSE LÅNGSTRÖM

“DAPHNE” DI PETER MACKIE BURNS

Nel XVI secolo le donne con i capelli rossi erano credute streghe: siamo nel 2017, i sortilegi oscuri sono un un ricordo ormai lontano, ma Daphne è riuscita comunque a stregare il suo pubblico.

Daphne ha 31 anni ma preferisce che non le venga ricordato, vive nel cuore di Londra, lavora in un ristorante rinomato come aiuto chef, non ha una relazione stabile ma ha una vita sessuale decisamente attiva, ama gli alcolici, qualche “spinello” nel corso della giornata, ha un pessimo rapporto con la madre (malata di cancro) e vive con un serpente di nome Scratch. Una trama molto semplice, una personalità complessa.

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“Al tishkechi oti – Don’t Forget Me” di Ram Nehari

In un centro di riabilitazione alimentare di Tel Aviv ogni mattina un’infermiera pone le stesse domande alle giovani pazienti anoressiche: «Mestruazioni?» Tra tanti no, ecco un sì: è quello di Tom. Intanto Neil è appena arrivato in città da Amsterdam e sta acquistando una tuba. Ha grandi progetti: incontrare l’amico d’infanzia e seguirlo con la band fino a Berlino.

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“MY LIFE STORY” DI JULIAN TEMPLE

Guest director della 33esima edizione ed ispirazione per la locandina di quella successiva (la cui immagine è una rielaborazione di una scena di Absolute beginners del 1986), Julien Temple è ormai ospite fisso al Torino Film Festival. Il suo nome compare anche nell’edizione in corso per la sezione Festa Mobile: protagonista del suo ultimo film è Graham McPerson, in arte Suggs, frontman dei Madness, istituzione del panorama ska britannico a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta. Continua la lettura di “MY LIFE STORY” DI JULIAN TEMPLE

“I Used to Sleep on the Rooftop” di Angie Obeid

I Used to Sleep on the Rooftop è il primo lungometraggio realizzato da Angie Obeid, giovane regista di origine libanese. Un lavoro intimo su più livelli: la macchina da presa si muove indiscreta tra le mura dell’appartamento della stessa regista (e lì rimane per tutta la durata del film), la quale racconta attraverso i suoi occhi la storia di Nuhad. Nuhad vive a Damasco con il marito e due figli (uno dei quali amico di Angie): lo scoppio della guerra porta la donna a rivalutare la propria vita e prendere una scelta, quella di partire. Continua la lettura di “I Used to Sleep on the Rooftop” di Angie Obeid

“NELLA GOLENA DEI MORTI FELICI” di MARCO MORANDI

La sala si riempie di spighe, ma non sono quelle dei campi di grano di Cotignola (comune romagnolo sul fiume Senio) che appaiono sullo schermo durante la proiezione del film, bensì quelle che vengono distribuite agli spettatori durante l’attesa. «È un documentario, ma non è un documentario». Ci bastano una decina di minuti per comprendere: l’atmosfera contadina si tingerà ben presto di note surreali ed oniriche. Continua la lettura di “NELLA GOLENA DEI MORTI FELICI” di MARCO MORANDI