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TORINO 39 CORTI

Il Torino Film Festival nell’ultimo biennio ha dato nuova linfa alla categoria dei cortometraggi, rientrati in competizione ufficiale dalla scorsa edizione e quest’anno protagonisti di una interessante novità. Ognuno dei dodici film selezionati da Daniele De Cicco, infatti, ha accompagnato uno dei lungometraggi in concorso durante le rispettive proiezioni nei giorni del festival. Un segnale di attenzione e rispetto verso una pratica sempre più viva in Italia e che ritrova la sua centralità nella rassegna torinese.

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“BLOOD ON THE CROWN” DI DAVIDE FERRARIO

7 giugno 1919: la piccola nazione di Malta decide di non abbassare nuovamente la testa a favore dell’Impero britannico, ribadendo la propria voglia di indipendenza. E tra gli anfratti cittadini, i tetti delle case e le piazze dell’isoletta al largo della Sicilia, comincia a sgorgare il sangue quando gli inglesi imbracciano le baionette e cominciano a imporre la loro legge.

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“ALONERS” DI HONG SEONG-EUN

Impiegata modello nel call center di una compagnia di carte di credito, Jina (Gong Seung-yeon) è una ragazza schiva e riservata, saldamente ancorata alle proprie abitudini, al placido susseguirsi di luoghi e gesti che scandiscono le sue giornate, divise tra il suo piccolo appartamento di ringhiera e il luogo di lavoro.

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“ITALIA, IL FUOCO E LA CENERE” DI OLIVIER BOHLER E CÉLINE GAILLEURD

Italia, il fuoco e la cenere si presenta come un viaggio poetico e onirico attraverso le dive, i fantasmi, le luci e le ombre del cinema muto italiano. Ne esplora l’essenza più materica, avvicina la propria lanterna alla carne, ai corpi, alle spalle scoperte nella penombra, agli sguardi penetranti, alle convulsioni febbrili delle dive. La componente erotica è centrale: il cinema faceva tremare i benpensanti, nelle sale buie permetteva a donne e uomini di mescolarsi. L’esplorazione cinematografica diventa esplorazione storica e dipinge la realtà di un paese in continuo mutamento, dalle scene pompose e splendenti alla decadenza e all’abisso del fascismo che si avvicinano inesorabili.

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“LIEVITO” DI CYOP&KAF

Il duo di street artist napoletani Cyop&kaf torna al cinema con un nuovo documentario, dopo il premiato Il segreto (2013), presentato alla 31esima edizione del Torino Film Festival. Il nuovo film, Lievito, è il risultato di una riflessione ventennale. Seguendo con la telecamera le giornate di una colonia estiva, un laboratorio teatrale all’interno di uno spazio museale e un dojo di judo, i registi si interrogano sulle pratiche educative, partendo dal grado zero della relazione allievo-maestro.

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EASTWOOD & EASTWOOD

I cinquant’anni di carriera di Clint Eastwood sono l’oggetto del documentario Clint Eastwood: A Cinematic Legacy firmato Gary Leva e commissionato dalla Warner Bros. Leva ha ricostruito sullo schermo la lunga carriera di uno degli ultimi grandi registi classici del cinema americano, passando per la molteplicità dei generi che ha affrontato e per un’analisi del suo metodo di lavoro. Montaggio invisibile, autenticità del racconto e personaggi che diventano eroi per caso sono l’emblema del cinema di Eastwood. 135 minuti in cui ripercorriamo la sua carriera, dal suo debutto televisivo alle collaborazioni con Siegel e Leone, dalle prime esperienze di regia fino a oggi.

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“LA NOTTE PIÙ LUNGA DELL’ANNO” DI SIMONE ALEANDRI

“Bisogna continuare, non posso continuare, e io continuerò.” 
Samuel Beckett

A Potenza, durante la notte del solstizio d’inverno, la più lunga dell’anno, una donna è insoddisfatta del suo lavoro, tre ragazzi cercano di sfuggire all’età adulta, un politico corrotto tenta di raggiungere una sorta di salvezza, e il cuore di un giovane ragazzo si spezza. Queste sono le storie che il film di Simone Aleandri, fuori concorso al Torino Film Festival, intreccia; storie di personaggi in crisi, destabilizzati, storie diverse che convergono, però, nello stesso posto, una pompa di benzina, il luogo su cui il film si apre.

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“CLARA SOLA” DI NATHALIE Álvarez Mesén

Clara è onesta, priva di filtri e condizionamenti. Ha un legame viscerale con il suo corpo, con gli altri, col sesso, con la natura. Santa in grado di guarire i malati, bambina nel corpo di una donna di 42 anni, adulta senza vincoli morali, subisce la stretta conservativa di una società religiosa, quella costaricana, in cui un matriarcato aggressivo ricalca l’ottusa violenza patriarcale. Nathalie Álvarez Mésen, in concorso alla 39esima edizione TorinoFilmFestival, presenta un’opera prima che è un progetto d’arte cinematografica. Con un background da attrice mimica, la regista forgia un film “tattile” costruito sulla poesia del gesto e de linguaggio corporeo. Di qui la scelta felice di Wendy Chinchilla Araya, danzatrice contemporanea, nel ruolo di protagonista. Una performance, la sua, modellata sulla capacità di comunicare con i sensi e con la pelle. Le parole non bastano a tradurre gli impulsi primordiali che danzano in Clara. Il corpo può.

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“UNDEAD VOICES” DI MARIA IORIO E RAPHAËL CUOMO; “È SOLO A NOI CHE STA LA DECISIONE” DI ISABELLA BRUNO

Un film amatoriale in Super 8mm del 1975, abbandonato nella cantina della regista per anni, deteriorato gravemente dall’umidità del lago vicino al quale vive: questo è il punto di partenza di Undead Voices, il documentario di Maria Iorio e di Raphaël Cuomo che si propone di riportare in vita il film femminista Donne emergete! di Isabella Bruno. La storia di Donne emergete! è quella di molti film del cinema femminista militante: «Non c’è stato sufficiente interesse verso la loro conservazione, sono state considerate opere non degne» commenta la curatrice e storica Annamaria Licciardello, sottolineando come questa problematica si aggiunga al già esiguo numero di femministe che si sono cimentate nella regia in questo periodo storico. «Si trattava di ragazze giovani che non avevano i mezzi per fare cinema, a loro volta mantenute a distanza, come ancora avviene, da tutto ciò che è tecnico-scientifico o tecnologico, e quindi di dominio maschile». È stato prodotto così poco e di quel poco si conserva una minima parte: «C’è un vero e proprio buco nella storia» aggiunge Licciardello.

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AVI MOGRABI – MASTERCLASS / “THE FIRST 54 YEARS – AN ABBREVIATED MANUAL FOR MILITARY OCCUPATION”

Il titolo della masterclass del regista israeliano Avi Mograbi, Breve manuale per liberare il cinema dal reale – incursioni documentarie di Avi Mograbi, è decisamente esplicativo. Riflette quello del suo film presentato nella sezione TFFDoc / Fuori concorso: The First 54 Years – An Abbreviated Manual for Military Occupation, e sottende il medesimo approccio: partire dalle immagini specifiche – nel caso della masterclass i lungometraggi Z32 (2008) e The First 54 Years, nel caso del film l’archivio di interviste dell’associazione Breaking the Silence – per ricavare nei rispettivi campi di pertinenza – la strategia militare e il cinema documentario – delle riflessioni più ampie e applicabili in contesti differenti.

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“QUATTORDICI GIORNI” DI IVAN COTRONEO

Presentato fuori concorso al TFF39, Quattordici giorni è il quarto lungometraggio di Ivan Cotroneo, affermato autore televisivo e sceneggiatore italiano che firma l’adattamento di un suo omonimo romanzo del 2020, scritto a quattro mani con Monica Rametta, co-sceneggiatrice anche di questa trasposizione.

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“C’È UN SOFFIO DI VITA SOLTANTO” DI MATTEO BOTRUGNO E DANIELE COLUCCINI

“Perché una donna non può chiamarsi Luciano?”
Lucy Salani

C’è un soffio di vita soltanto, presentato nella sezione “Fuori concorso / L’incanto del reale”, racconta la storia di Luciano Salani, la transessuale più anziana d’Italia, segnata dalla sopravvivenza al campo di concentramento di Dachau. Partendo dall’idea di realizzare un documentario sulla storia di una sopravvissuta, Botrugno e Coluccini si trovano di fronte a una figura che va ben oltre qualsiasi possibile incasellamento. Lucy è fluida, sfaccettata, aliena. Una fluidità che emerge fin dalla scelta di mantenere il proprio nome di battesimo: Luciano. La proposta di modificare ufficialmente il suo nome al femminile, fatta più volte a Lucy, ha sempre ricevuto infatti una risposta negativa. Il nome non viene visto come un’etichetta per definire il proprio gender, ma rappresenta la memoria dei propri genitori, una memoria che forgia la personalità di Lucy Salani.

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“CALYPSO” DI MARIANGELA CICCARELLO

Il film di Mariangela Ciccarello, presentato nella sezione Italiana.doc, si presenta come un documentario che segue la quotidianità di due attrici, Angela e Paola, incentrata sulle loro prove teatrali di dialoghi che coinvolgono i personaggi mitici di Ulisse, Circe e Calipso. La dimensione della realtà, però, straborda continuamente e progressivamente all’interno di una dimensione onirica, che avvolge i corpi delle protagoniste, sfumandone i contorni, così come le loro parole, soprattutto durante i momenti di recitazione, nei quali l’italiano dei dialoghi si mescola con il dialetto napoletano delle loro riflessioni sui personaggi del mito. 

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